Sudan: due anni di guerra
A Khartoum non si combatte più, ma in Darfur la violenza continua: ecco cosa sta succedendo in Sudan oggi
Sono trascorsi due anni dal 15 aprile 2023, quando in Sudan iniziava una nuova guerra combattuta tra le milizie delle Rapid Support Forces (RSF) e l’esercito governativo, le Sudanese Armed Forces (SAF).
In questi due anni non abbiamo mai lasciato il Paese. EMERGENCY è l’unica organizzazione internazionale che è sempre rimasta operativa nella capitale, Khartoum.
Sudan: una tragedia dimenticata
Dal 15 aprile 2023, oltre 12 milioni di persone sono fuggite dalle proprie case. Di queste oltre 8 milioni sono sfollati interni (metà di loro bambini); e gli altri sono rifugiati e rimpatriati che hanno attraversato i confini verso i Paesi vicini, principalmente Ciad, Egitto, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Etiopia, Libia.
Questi numeri fanno del Sudan una delle peggiori crisi umanitarie al mondo: 30,4 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari.
Nel Paese sono stati a oggi oltre cento gli attacchi a strutture sanitarie e oltre il 70% delle strutture sanitarie sono fuori uso o solo parzialmente funzionanti.
26 milioni di persone – metà della popolazione – si trovano ad affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta. Il Sudan è tra i primi quattro paesi al mondo con più alto livello di insicurezza alimentare.
Voci dallo staff sudanese
La guerra significa disastro, non c’è niente di peggio, le persone muoiono, devono lasciare le proprie abitazioni, non esiste una parola per descrivere la guerra. Mi è stato chiesto ‘cosa desidero per me e per il mio Paese. Per me non voglio niente. Ma ho due figlie, due bambine di due e quattro anni: vorrei che avessero la possibilità di ricevere un’istruzione adeguata, di poter scegliere per le loro vite e di non doversi preoccupare.Samir, Logista del Centro Salam di EMERGENCY
La situazione a Khartoum
Da quando nelle ultime settimane Khartoum è stata riconquistata dall’esercito governativo, in città non si combatte più.
I prezzi del carburante e dei beni primari sono scesi: “oggi il carburante costa la metà rispetto al mese scorso” spiega Matteo D’Alonzo, il direttore delle nostre attività in Sudan. Negli ultimi quattro mesi (oltre a tre mesi già nel 2024) il fabbisogno energetico del Centro Salam è stato garantito dai generatori: abbiamo dovuto sostenere una spesa enorme a causa dell’aumento incontrollato del costo del carburante necessario al loro funzionamento.
Voci dallo staff sudanese
Per tutto il popolo sudanese, sono stati due anni di sofferenza e dolore. Come esseri umani, rifiutiamo ciò che sta accadendo nel nostro Paese. Dare il mio contributo, offrendo cure di qualità, continua a essere la principale motivazione della mia vita. Il Salam è una bolla di speranza e di umanità per chi ha bisogno di assistenza sanitaria.Aisha, infermiera di terapia intensiva del Centro Salam di EMERGENCY
il nostro lavoro a Khartoum
Voci dallo staff sudanese
Ho conosciuto il Salam come paziente cardiopatica nel 2014, nel 2023 sono diventata parte dello staff, a tre mesi dallo scoppio del conflitto. Con la guerra non puoi più permetterti niente: vivo da sola a Khartoum e questo lavoro per me è tutto.Rebecca, cleaner del Centro Salam di EMERGENCY
A causa dell’assedio alla città e della conseguente impossibilità di far entrare rifornimenti, strumentazioni e altro personale, da gennaio 2025 eravamo stati costretti a sospendere gli interventi al cuore nel Centro Salam, continuando però a gestire l’Ambulatorio pediatrico, presidio importantissimo per la popolazione in una città in cui meno del 10% delle strutture sanitarie sono ancora operative.
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La situazione in Darfur
In Darfur, invece, gli scontri non si placano e continuano a provocare morti, feriti e sfollati.
Nyala, in Sud Darfur, è al centro di attacchi aerei e vessata da bande criminali. La popolazione vive ormai da due anni senza corrente elettrica e connettività, con il coprifuoco.
Inoltre i beni di prima necessità scarseggiano, in una città dove il numero degli abitanti è quadruplicato a causa dell’arrivo di sfollati da altre aree del Paese.
Le attività di EMERGENCY in Darfur
Voci dallo staff sudanese
La guerra ha distrutto tutto. Non dimenticherò mai i momenti dolorosi che ho vissuto. Come il giorno in cui i miei vicini di casa mi hanno chiamato perché aiutassi il loro neonato e io non sono riuscita a raggiungerli, perché fuori casa stavano sparando. Spero che la guerra finisca presto: la popolazione ha bisogno di cure. E dove ci sono le cure, c’è vita.Islam, Head Nurse del Centro pediatrico di Nyala
Nel nostro Centro pediatrico a Nyala vediamo pazienti che arrivano in condizioni sempre peggiori. La pessima alimentazione e la mancanza di acqua potabile causano un aumento costante dei casi di gastroenteriti e infezioni, ma anche di malnutrizione severa e di anemia. Non ho mai visto bambini in condizioni così gravi prima dell’inizio di questa guerra. Noi siamo aperti 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 per far fronte alle necessità di tutti.
Laura Ena, infermiera e coordinatrice medica di EMERGENCY a Nyala
Voci dallo staff sudanese
Questo è più di un semplice lavoro per me, è una missione. Sapere di poter aiutare persone spesso dimenticate o trascurate mi dà uno scopo.
Abbiamo dovuto fare una scelta difficile: restare e dare una mano, oppure fuggire. Io ho scelto di restare.
Quando curiamo i nostri pazienti, diciamo “tu sei importante”: è un atto di pace in un mondo che ha visto tanta violenza. La medicina non cura solo il corpo: restituisce anche dignità. Il Sudan è ferito, ma le persone sono resilienti.Fatima, Head Nurse del Centro pediatrico di Port Sudan