Report di attività

Nel report di EMERGENCY raccontiamo e rendicontiamo l'andamento dei nostri programmi umanitari e delle nostre attività.

Grazie a chi continua a fare di EMERGENCY non una collettività anonima ma un insieme proattivo di persone che battono una strada etica e pratica di cura del prossimo.

Rossella Miccio, Presidente di EMERGENCY

Una corsa contro il tempo

L’introduzione di Rossella Miccio, Presidente di EMERGENCY, al Report 2023

Guerre e massacri, crisi climatiche e umanitarie, frontiere liquide in cui naufragano gli esseri umani e il nostro essere umani, correnti di nuove autocrazie e di vecchi estremismi. L’elenco sarebbe ancora lungo e con un denominatore comune: la perdita di senso, di direzione e delle nostre fondamenta.

Il 2023 è iniziato con i riflettori puntati sulla guerra in Ucraina e si è concluso con l’inizio di almeno altri due gravissimi conflitti. Ad aprile, gli occhi del mondo si sono brevemente soffermati sul Sudan, poi presto distolti nonostante sia diventata la crisi umanitaria con il più alto numero di sfollati: oltre 10 milioni. La guerra ha travolto anche le nostre attività ma lo staff, che ringrazio pubblicamente per umanità e professionalità, ha consentito quasi ovunque la continuità delle cure e persino l’avvio di nuovi progetti. Noi, che eravamo nel Paese per realizzare un modello innovativo di sanità di eccellenza, ci siamo ritrovati ad ampliare i criteri di ammissione alla chirurgia di guerra, ambito che ha caratterizzato la nostra storia identitaria in altri luoghi.

Come l’Afghanistan, dove, nonostante non si combatta più, le conseguenze di 40 anni di guerre ininterrotte rendono la nostra presenza ancora necessaria per garantire accesso a cure salvavita e formazione professionale, ma anche tutela dei diritti di donne e uomini schiacciati tra l’oblio internazionale e l’oscurantismo locale. Diritti che diventano sempre più privilegi, riconosciuti con discrezionalità non solo in luoghi lontani, ma anche a casa nostra, nel Mare Nostrum. Nel 2023 la Life Support, la nostra nave SAR, ha navigato per difendere il diritto alla vita e denunciare il vuoto istituzionale con cui si normalizza la morte e la diseguaglianza legalizzando le omissioni di soccorso.

Questo è stato un anno di corsa contro il tempo e, nei fatti, una corsa “dentro” il tempo di guerra. Un tempo in cui si sovvertono i principi fondamentali, si bombardano impunemente ospedali, scuole, rifugi, si fanno parlare le armi silenziando le voci di chi chiede “cessate il fuoco” – e noi lo abbiamo fatto con un appello che ha raccolto oltre 150 mila firme.

Mentre scrivo questa lettera ci prepariamo a celebrare i 30 anni dalla nascita di EMERGENCY, in un tempo in cui è più che mai urgente restituire alla pace il suo significato più pieno depurato dalle polarizzazioni del “con me o contro di me”, perché l’unica certezza della guerra sono le sue vittime, 9 volte su 10 civili. La conosciamo bene questa verità, e per questo non ci rassegniamo ad accettarla. Nei nostri ospedali, nei banchi di scuola, nelle piazze, dimostriamo quotidianamente che è possibile trovare il tempo per la pace, ritrovando il senso, oltre i nostri confini, nell’unità e nell’uguaglianza.

Grazie a chi continua a fare di EMERGENCY non una collettività anonima ma un insieme proattivo di persone che battono una strada etica e pratica di cura del prossimo.

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