Sul nostro Politruck, Evgenia e la sua famiglia hanno trovato un sostegno psicologico
“Avevo una vita calma e felice, piena di ambizioni, ero sempre di fretta. E poi in un momento è successo qualcosa e non si può più tornare indietro. Dobbiamo ricominciare a vivere da zero, un foglio bianco”.
Evgenia è arrivata in Moldavia nei primi giorni di marzo, con due dei suoi figli e tre nipoti, in fuga dalla guerra in Ucraina. A Odessa, la loro città, ha lasciato a suo marito, suo figlio maggiore e le sue sorelle, di cui ha portato con sé alcuni figli. In Ucraina sono rimasti i più piccoli, che non potevano lasciare la loro madre, e i più grandi, che non avevano il permesso di uscire dal Paese perché potevano essere richiamati alla leva.
Evgenia è fuggita dall’orrore della guerra, in cerca di un posto sicuro. Ma “le preoccupazioni per quello che stava succedendo nel mio Paese e alla mia famiglia mi stavano sfinendo”, ci racconta. La responsabilità di essere l’unica adulta a crescere 5 bambini lontano da casa e dalla famiglia, il vivere un conflitto tra ciò che sentiva e il timore di confessarlo a chi in Ucraina faceva i conti con la guerra… Anche a distanza, le conseguenze della guerra su chi la ha vissuta rimangono.
È stata lei la prima della famiglia a rivolgersi al nostro Politruck, a Balti, per ricevere supporto psicologico.
Anche i bambini, che inizialmente la aiutavano a non pensare a ciò che stava succedendo, a stare nel momento attuale, hanno risentito del suo crollo. Sul nostro Ambulatorio mobile, anche loro hanno trovato il sostegno che cercavano: Natalia, la psicologa del nostro team in Moldavia, è diventata il loro punto di riferimento.
“Lo psicologo ti guida, aiuta a incanalare questi sentimenti”.
Ad aiutare Evgenia a esprimere i suoi sentimenti c’è anche la sua creatività, come ci racconta Natalia: “ha fatto dei pupazzetti a maglia per ogni membro del nostro staff, oltre a questi alberi che fa intrecciando fili e perline. Il primo che mi ha regalato aveva fiori tutti bianchi, dopo un po’ di tempo ne ha fatto un altro, tutto azzurro e pieno di vita. Per me è stata un’enorme soddisfazione vedere questa primavera di colore, mi ha fatto capire che stavamo andando nella direzione giusta”.
“era difficile vivere lì, sentendo costantemente il rumore si sirene ed esplosioni, in quell’atmosfera molto tesa. Però è stato difficile separarmi da mia madre e dai miei fratelli”, ci ha raccontato una delle nipoti di Evgenia. Quando ha capito di avere bisogno di aiuto, rivolgersi alla psicologa che già stava seguendo altri membri della sua famiglia è stato naturale per lei. “Gli incontri mi aiutano perché posso sfogarmi, Natalia mi dà consigli e sento che il mio stato emotivo migliora piano piano”.
Proprio quando la famiglia aveva raggiunto un certo equilibrio, il decesso di un parente stretto in Ucraina ha colpito la famiglia: tornare nel proprio Paese non era possibile, non avendo il passaporto, e questo ha reso difficile elaborare il lutto. Ai ragazzi è venuto nuovamente a mancare un punto di riferimento, è come se avessero rivissuto il trauma di dover lasciare casa.
Natalia è rimasta in contatto con tutti loro, anche attraverso i Centri ludico-educativi: “lasciare loro del tempo è importante, ma riesco a intercettarli in un altro modo: non con la terapia, ma attraverso il gioco riesco a percepirne i bisogni e fare piccoli interventi, anche in gruppo con i loro coetanei. Quando si sentiranno pronti, sanno dove possono trovarmi”.