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Sudan: il nostro impegno per le madri a Port Sudan

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In un Paese già segnato da povertà, instabilità e mancanza di risorse, il conflitto in Sudan ha danneggiato o reso non più funzionanti circa il 70% delle strutture mediche nel Paese, causando l’interruzione di servizi sanitari essenziali.

Tra questi, quelli di ostetricia, chiusi o diventati inaccessibili a causa dei combattimenti e dell’assenza di periodi di tregua.

In questo contesto, secondo Unicef, sono nati dall’inizio della guerra 1,3 milioni di bambini.

Neonate e neonati venuti alla luce e cresciuti in mezzo alla guerra, in condizioni igienico-sanitarie scadenti e luoghi di fortuna inospitali. Ambienti e condizioni che possono alimentare problematiche complesse e che possono portare anche al decesso.

I dati allarmanti sulla salute materna e infantile in Sudan

La malnutrizione – di cui soffrono 1,2 milioni di donne sudanesi incinte o in fase di allattamento – aggrava ulteriormente le condizioni prima e dopo il parto.

  • L’ONU segnala 54,9 morti di bambini entro l’anno di età ogni 1.000 nati vivi;
  • Secondo un’analisi pubblicata sulla rivista medica The Lancet, già nel 2023 1,1 milioni di donne incinte in Sudan avevano bisogno di cure;
  • L’accesso alle cure in Sudan è sempre più compromesso a causa di malnutrizione, condizioni di vita sempre più in peggioramento, crisi economica, stress psicologico e fisico provocati da traumi connessi alla guerra. I limiti negli spostamenti non permettono alle mamme di eseguire controlli periodici e regolari necessari.

Il lavoro di EMERGENCY per le madri a Port Sudan

A Port Sudan, sulle sponde del mar Rosso, hanno trovato rifugio migliaia di famiglie che in questi ultimi due anni sono dovute fuggire dai combattimenti in diverse aree del Paese. Sopravvivono, senza mezzi di sostentamento, in campi profughi improvvisati, all’interno di edifici convertiti in rifugi, in strada.

Nel nostro Centro pediatrico di Port Sudan garantiamo ogni giorno cure pediatriche a circa 90 bambini, insieme a visite e cure alle madri e future madri. Le seguiamo durante e dopo la gravidanza, per colmare la carenza di servizi specialistici di questo tipo.

Da quando è scoppiata la guerra a oggi abbiamo assicurato 5.249 visite ostetriche prenatali e 678 visite post-natali, sia a domicilio che nel nostro Centro. Durante questi incontri spieghiamo le tecniche di allattamento, informiamo le persone su come prevenire malattie evitabili, portiamo avanti un programma di sensibilizzazione sulla pianificazione familiare.

Alia, ostetrica sudanese di EMERGENCY

Con il nostro team di ostetriche, accompagnate da un’infermiera e un’operatrice sanitaria di comunità, lavoriamo sul territorio in diversi quartieri: monitoriamo le gravidanze, controlliamo i parametri vitali, consegniamo i farmaci per le terapie e somministriamo vaccini. I casi più urgenti vengono portati immediatamente al Centro pediatrico, accompagnati dalle nostre ambulanze.

È fondamentale tutelare la salute dei bambini appena nati: così facendo, tuteliamo i loro diritti e il loro futuro. Le madri sanno di poter venire da noi e ricevere cure gratuite e di alta qualità. Dall’inizio della guerra, il nostro lavoro in Sudan non si è mai interrotto: anche a Port Sudan restiamo accanto alla popolazione. Con la speranza che i bambini che curiamo possano, il prima possibile, conoscere e vivere la pace insieme alle loro famiglie.

Maria Elena, ostetrica di EMERGENCY

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Il Centro pediatrico di EMERGENCY a Port Sudan

La storia di M., 25 anni

“Prima della guerra abitavamo a Khartoum, poi siamo stati costretti a spostarci. Un cammino di tre giorni a piedi, ininterrotto, poi un ultimo tratto in macchina fino all’arrivo a Port Sudan”.

M., 25 anni, è arrivata nel nostro Centro pediatrico per far visitare il suo bambino, ma anche lei ha bisogno di un controllo: sta aspettando un altro figlio e ancora non è riuscita a sottoporsi a nessuna visita di monitoraggio della sua gravidanza.

“Prima abbiamo trovato riparo in una scuola adibita a rifugio, ora viviamo in una tenda. L’acqua è sporca, piena di insetti, è imbevibile, non esistono servizi igienici ed è impossibile lavarsi. La notte dormiamo per terra e siamo costretti a fare i bisogni in una bottiglia: uscire è troppo pericoloso” ci ha raccontato quando l’abbiamo conosciuta.

“Non riusciamo a metterci in contatto con i nostri familiari, la linea telefonica non funziona. Non riesco a riposare, penso costantemente alla vita che devono fare i nostri bambini durante la guerra”.

Il progetto di EMERGENCY a Port Sudan è finanziato dall’Unione Europea

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