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Sudan: i bisogni pediatrici sono in aumento

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A quasi due anni dall’inizio del conflitto in Sudan le nostre attività proseguono, tra le dirette conseguenze di una guerra che non accenna a concludersi e bisogni crescenti della popolazione.

La fascia più colpita è quella dei bambini: su una popolazione in necessità di aiuti umanitari di quasi 25 milioni di persone, 14 milioni sono bambini.

Nel Paese gestiamo tre Centri pediatrici, a Khartoum, Port Sudan e Nyala: in ciascuno di questi la popolazione in età pediatrica presenta necessità sempre maggiori.

A Khartoum da settimane i combattimenti tra forze governative, Sudanese Armed Forces (SAF), e forze paramilitari, Rapid Support Forces (RSF), si sono intensificati soprattutto dopo la riconquista da parte dell’esercito governativo della città di Wad Madani, capitale dello stato di Gezira, avvenuta un mese fa, e ora con il tentativo di riprendere la capitale.

Gli effetti dell’acuirsi del conflitto si manifestano direttamente sui pazienti in età pediatrica.

Vediamo bambini in condizioni sempre più gravi. Chi dovrebbe essere trasferito per un ricovero non ne ha più la possibilità, a causa della progressiva chiusura dei reparti pediatrici in città e nelle zone limitrofe. I pazienti risultano severamente malnutriti; tanti presentano forti gastroenteriti dovute all’ingerimento di acqua sporca, o patologie respiratorie dovute all’escursione termica di notte. In mezzo a condizioni igienico-sanitarie precarie e l’assenza delle fogne, si fa spazio anche la malaria.

Carola Buscemi, pediatra di EMERGENCY a Khartoum

Solo nello stato di Khartoum sono più di 1.5 milioni le persone affette da grave crisi nel rifornimento di acqua potabile.

Si prevede che nel 2025 circa 3.2 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni soffriranno di malnutrizione acuta. Di oltre 12 milioni di sfollati interni il 60% sono minori e il 40% bambini (0-11).

Nel Paese sono stati ad oggi oltre cento gli attacchi a strutture sanitarie, e solo l’80% di queste è parzialmente funzionante.

Gli effetti della vita in un contesto di guerra attiva e continua, e dello sfollamento forzato si rilevano anche da un punto di vista psicologico.

Con la guerra che imperversa sempre più violenta e gli scontri per la riconquista della capitale, il rischio è anche quello di non avere più rifornimenti di farmaci e beni di prima necessità in quantità sufficiente.

Al momento possiamo contare su una scorta di medicine che durerà un paio di settimane, in particolare per i pazienti pediatrici, senza le terapie adatte e la possibilità di riferirli ad altre strutture la situazione è drammatica. Se la strada per Khartoum non riaprirà in fretta ai convogli umanitari, sarà un problema portare avanti le attività nella capitale.

Matteo D’Alonzo, direttore del Centro di EMERGENCY a Khartoum

Continua a essere al centro dei combattimenti anche Nyala, nel sud Darfur, dove quotidianamente si registrano attacchi aerei.

Qui dopo mesi abbiamo riavviato l’attività ambulatoriale del Centro pediatrico, ridotta negli scorsi mesi a seguito del saccheggio subito nell’ottobre 2023.

I nostri colleghi sudanesi hanno lavorato per più di un anno per riallestire il centro e riavviare un po’ alla volta le attività.
I bisogni della popolazione pediatrica in questa città sono ancora tantissimi. Abbiamo visto aumentare il numero di malnutriti nella fascia di età 5-14 anni e di anemici: entrambe le patologie sono strettamente legate al regime alimentare. Qui si fa fatica a mangiare, tutto costa molto e la città è praticamente spettrale, non esiste più alcun servizio.

Laura Ena, coordinatrice medica di EMERGENCY a Nyala

Resta invece una città di sfollati Port Sudan, in cui i servizi per una popolazione aumentata esponenzialmente dall’inizio della guerra sono carenti e dove le difficili condizioni di vita portano periodicamente al rischio di epidemie, come quella del colera.

Dall’inizio del conflitto è sempre cresciuto il numero di pazienti che ogni giorno si recano al nostro Centro pediatrico. Il grande flusso di sfollati interni che in questi mesi hanno raggiunto la città, nuova capitale de facto del paese, in particolare a seguito di eventi come la presa di città cruciali da parte di uno degli eserciti, fa sì che aumenti anche il numero di bambini che hanno necessità di cure.

Visitiamo una media di novanta bambini al giorno. Tra i rischi che osserviamo maggiormente, quello della diffusione di epidemie come il colera.
Tra i servizi che offriamo, le visite di follow up per l’anemia falciforme oltre a cure pre e post-natali a mamme e bambini, anche a domicilio. È fondamentale tutelare la salute dei bambini appena nati: così facendo, tuteliamo i loro diritti, il loro futuro e il futuro del Paese.

Stoja Djuric, coordinatrice medica di EMERGENCY a Port Sudan

Il conflitto in Sudan è considerato al momento la peggiore crisi di sfollati al mondo: sono 12 milioni. L’80% di loro è in fuga da Khartoum, la capitale, fin dal 15 aprile 2023 la più colpita dagli scontri armati.

Allo stesso tempo rappresenta una delle più gravi crisi umanitarie in atto tuttavia rimasta invisibile agli occhi del mondo: saranno 30.4 milioni i sudanesi in necessità di aiuti umanitari nel 2025, circa due terzi dell’intera popolazione del Paese.

Restiamo vicini alla popolazione sudanese.