In Afghanistan i bambini tra
le prime vittime di mina
“Stava giocando in un campo con la sua sorellina. Hanno visto un oggetto che somigliava a un gioco, così lo hanno preso in mano”.
Sulla sedia a rotelle di fronte, mentre suo padre ci racconta, c’è Nabi. A soli tre anni ha già una mano amputata e l’altra senza più due dita.

Migliaia di volte abbiamo sentito storie che iniziano così, con la curiosità di un bambino per un oggetto luccicante, “che somigliava a un gioco”.
In un istante quell’esplosione ha lasciato sul corpo di Nabi una disabilità profonda.
“Nel suo sorriso, che nonostante tutto non ha perso, si nasconde spesso una smorfia di dolore” raccontano i colleghi del Centro chirurgico di Kabul. Lì abbiamo operato e ricoverato Nabi.

Secondo i dati ONU più recenti, in Afghanistan sono disseminati almeno 14 milioni di ordigni bellici esplosivi. Infestano soprattutto terreni agricoli, aree da pascolo, strade e canali di irrigazione, ma si trovano anche in quartieri abitati.
In tutto il 2024, nel nostro ospedale di Kabul abbiamo ricevuto 135 bambini vittime di mine o schegge. Uno ogni tre giorni. Sono la prova dell’eredità pesantissima che la guerra lascia anche dopo la sua fine: una minaccia continua alla salute e al futuro di un Paese.
Una minaccia di cui bambini come Nabi sono tra le prime vittime.
Foto: Francesco Pistilli