Consegnate al Quirinale oltre 120.000 firme dell’appello “Per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica”
L’articolo che trovi qui sotto è di gennaio 2024: la consegna delle firme e le informazioni su questa pagina si riferiscono all’appello “Per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica”, che abbiamo lanciato a fine 2023 insieme ad altre organizzazioni.
I promotori portano l'appello all'attenzione del Presidente della Repubblica
Insieme a Laboratorio ebraico antirazzista – LəA, AssoPace Palestina e Mediterranea, oggi siamo stati ricevuti in Quirinale dalla prefetta Emilia Mazzuca, Consigliera per gli Affari interni e per i rapporti con le Autonomie, alla quale abbiamo consegnato per il Presidente Sergio Mattarella le oltre 120 mila firme raccolte per l’appello per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica.
La petizione lanciata a fine novembre è stata firmata da personalità del mondo accademico, dello spettacolo, giornalisti, diplomatici e molte associazioni per chiedere l’impegno dell’Italia in un’azione diplomatica che porti al cessate il fuoco permanente, alla liberazione degli ostaggi israeliani e al rilascio dei palestinesi trattenuti in detenzione amministrativa, all’avvio di corridoi umanitari sicuri, alla libera entrata di aiuti umanitari e al ripristino della legalità internazionale a partire dalla fine dell’occupazione militare israeliana.
“Ringraziamo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che con l’incontro di oggi ha dimostrato grande attenzione per la nostra richiesta dello scorso 8 gennaio, quando avevamo cercato un appuntamento con lui, con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e con il Ministro degli Esteri Antonio Tajani per la consegna delle firme dell’appello – dichiarano EMERGENCY, Laboratorio ebraico antirazzista – LəA, Assopace Palestina e Mediterranea –. Un modo per sollecitare la politica a quell’azione diplomatica indispensabile per fermare il massacro dei civili. È sempre più urgente arrivare a un cessate il fuoco permanente. Non potrà mai esserci sicurezza – per i palestinesi, per gli israeliani, per nessuno di noi – senza eguaglianza, diritti e libertà per tutti e tutte”.
A 100 giorni e passa dallo scoppio della guerra, infatti, il bilancio delle vittime e la situazione umanitaria nella Striscia sono drammatici, mentre il rischio di estensione del conflitto a tutta la regione sta aumentando giorno dopo giorno. Parlano i numeri: oltre 25.700 palestinesi e oltre 1.400 israeliani uccisi; feriti 63.740 abitanti della Striscia di Gaza e circa 6.650 di Israele. Circa un milione e settecentomila persone sfollate interne a Gaza, 136 gli ostaggi ancora imprigionati nella Striscia (1).
Come sottolinea l’appello “Non si può cancellare l’orrore del 7 ottobre, ma si può fermare la strage a Gaza. Un crimine di guerra non ne cancella un altro: alimenta solo l’ingiustizia che prepara il terreno ad altra violenza”.
Per questo rivendichiamo il diritto e il dovere di guardare la guerra sempre dal punto di vista delle vittime, essendo loro l’unica certezza di ogni conflitto.
Sollecitiamo la protezione dei civili, tutti, come primo obiettivo di un’azione diplomatica della comunità internazionale e delle forze della società civile.
(1) OCHA – Hostilities in the Gaza Strip and Israel | reported impact| Day 109
Il testo completo dell’appello “Per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica”
La fragile tregua ottenuta per Gaza è il frutto di una lunga mediazione internazionale, ma servono un cessate il fuoco permanente e una vera soluzione politica per una prospettiva concreta di pace e giustizia.
Il 7 ottobre Hamas ha ucciso e rapito civili inermi nelle loro case, per strada, a un festival sottraendoli alle loro famiglie. È stato un attacco che ha colpito prevalentemente civili ebrei israeliani, tra cui bambini, anziani, attivisti storici per la pace e contro l’occupazione ma anche lavoratori migranti, palestinesi con passaporto israeliano o residenti in Israele. Sono seguite settimane di bombardamenti indiscriminati da parte del governo israeliano contro la popolazione di Gaza, con scuole ed ospedali divenuti cimiteri. Più di un milione di palestinesi è stato costretto a lasciare le proprie case per dirigersi nel sud di Gaza, che non è più un luogo sicuro. Non ci sono corridoi umanitari adeguati, acqua, cibo, energia. In Cisgiordania, è cresciuta esponenzialmente la violenza da parte di coloni armati contro la popolazione civile palestinese.
Davanti a questi orrori, l’opinione pubblica internazionale in Europa si è polarizzata, con il ritorno di gravissimi episodi di antisemitismo e islamofobia, riportandoci alla retorica dello scontro di civiltà che ha fatto danni enormi negli ultimi decenni. La lotta contro l’antisemitismo non può essere né una mossa ipocrita per cancellare il retaggio del fascismo, né un’arma in più per reprimere il dissenso e alimentare xenofobia e pregiudizio antiarabo. Deve invece essere parte integrante della lotta contro ogni forma di razzismo.
Questa logica binaria – da una parte o dall’altra – è la trappola a cui è necessario sottrarsi in questo momento. Non si può cancellare l’orrore del 7 ottobre, ma si può fermare la strage a Gaza. Un crimine di guerra non ne cancella un altro: alimenta solo l’ingiustizia che prepara il terreno ad altra violenza.
Rivendichiamo il diritto e il dovere di guardare la guerra sempre dal punto di vista delle vittime, perché sono loro l’unica certezza di ogni conflitto. La protezione dei civili, senza distinzione di nazionalità, residenza o religione, e degli ospedali, deve essere il primo obiettivo di un’azione diplomatica della comunità internazionale e delle forze della società civile.
Chiediamo la fine definitiva del massacro a Gaza, l’avvio di corridoi umanitari adeguati e la liberazione di tutti gli ostaggi. In Israele oltre mille palestinesi sono trattenuti in detenzione amministrativa, tra cui centinaia di minori, di cui chiediamo il rilascio. È necessaria una soluzione politica a partire dalla fine del regime di apartheid e delle politiche di colonizzazione e di occupazione militare israeliane. Non potrà mai esserci sicurezza – per i palestinesi, per gli israeliani, per nessuno di noi, – senza eguaglianza, diritti e libertà.
EMERGENCY
Assopace Palestina
LƏA – Laboratorio Ebraico Antirazzista
Mediterranea Saving Humans