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Audizione alla Camera dei Deputati: il nostro intervento in merito alla proroga e partecipazione dell’Italia a ulteriori missioni internazionali per l’anno 2025

Alle Commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera dei Deputati, si è svolta l’Audizione in merito alla proroga e partecipazione dell’Italia a ulteriori missioni internazionali per il 2025.

Un’occasione per sottolineare gli effetti devastanti delle guerre e le conseguenze dell’aumento delle spese militari, a discapito di aiuti umanitari e investimenti nella cooperazione.

Rossella Miccio, Presidente di EMERGENCY, è intervenuta durante la discussione del provvedimento in esame. Leggi, di seguito, il testo del suo intervento. Qui, inoltre, puoi rivedere la registrazione dell’evento.

Alla c.a. dei Presidenti Tremonti e Minardo
III Commissione Esteri
IV Commissione Difesa
Camera dei deputati

Roma, 13 marzo 2025 

Gentile Presidente, Onorevoli membri delle Commissioni Esteri e Difesa della Camera, 

vi ringrazio per l’invito ad essere auditi in merito alla partecipazione dell’Italia a ulteriori missioni internazionali per l’anno 2025, nonché alla proroga delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione allo sviluppo già avviati nel 2024. 

Dal 1994, EMERGENCY è impegnata in teatri di guerra e contesti di crisi per offrire cure gratuite e di qualità a chi ne ha bisogno, e opportunità di lavoro e formazione a chi vuole specializzarsi in ambito sanitario. Promuoviamo una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani. Queste attività sono complementari, poiché, come la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ci ricorda, la pratica dei diritti fondamentali, come il diritto alla cura, garantisce l’uguaglianza e la dignità di ogni persona, fondamento della libertà, giustizia e pace nel mondo. 

Da oltre 30 anni siamo testimoni delle conseguenze della guerra sulle persone che curiamo tutti i giorni nei nostri ospedali e delle distorsioni che le missioni militari internazionali hanno troppo spesso causato nei contesti di intervento, a scapito di politiche di aiuto che promuovano sviluppo e società resilienti in un’ottica di lungo periodo. 

Un esempio tra tanti: l’Afghanistan, paese in cui l’Italia ha investito 8,7 miliardi di euro in 20 anni di missioni militari, che si aggiungono ai trilioni spesi a livello mondiale (1). Il risultato di questo impegno è decisamente fallimentare, a giudicare dalle disastrose condizioni in cui ancora oggi vivono gli afgani e le afgane e che noi testimoniamo con il nostro lavoro che va avanti dal 1999.

Nel mondo oggi si contano 56 conflitti attivi con più di 90 paesi coinvolti (Italia inclusa), direttamente o indirettamente (2). Il numero più alto dalla Seconda Guerra mondiale. Le spese militari a livello globale hanno raggiunto un nuovo apice nel 2024: 2,46 trilioni di dollari pari all’1,9% del PIL globale, in aumento dello 0,1 rispetto all’anno precedente (3) .

Gli effetti drammatici di tali scelte politiche, li conosco personalmente: ho avuto modo di guardarli in faccia e di dargli un nome in molti contesti. Ogni giorno lo staff di EMERGENCY assiste all’inutile crudeltà della guerra che causa sofferenze per milioni di persone. Solo per citare due esempi: 

Da oltre un anno EMERGENCY è presente in Ucraina (4), nell’area di Donestk, con una rete di cliniche territoriali per prestare assistenza sanitaria di base a persone fragili che non avendo lasciato la propria casa, sono rimaste vicino alla linea del fronte in balia delle incertezze e delle minacce del conflitto. Anche in questo contesto si è scelto di aiutare gli ucraini con finanziamenti miliardari all’intervento militare, destinando percentuali minime per garantire i servizi essenziali alla popolazione intrappolata sotto le bombe russe. 

Ad agosto 2024 siamo inoltre entrati nella Striscia di Gaza (5), trovando una situazione catastrofica con una popolazione allo stremo. Dal nostro ingresso abbiamo effettuato oltre 10 mila visite in 2 diverse cliniche all’interno della cosiddetta “zona umanitaria” a pazienti che, a causa della distruzione sistematica di tutte le strutture sanitarie nella Striscia e dell’impossibilità di garantire forniture di farmaci regolari, rischiano la vita per patologie trattabili e prevenibili. 

Da questi osservatori appare evidente che il tragico numero di morti e feriti non basta a descrivere le conseguenze delle guerre. A dispregio del Diritto Internazionale Umanitario, sempre più spesso le infrastrutture civili diventano veri e propri obiettivi militari, inclusi ospedali e strutture sanitarie. La mancanza di accesso a un sistema sanitario che possa fornire cure di base e trattamenti salvavita, aumenta il bilancio delle vittime indirette della guerra con effetti profondi sulla salute dei civili anche dopo la fine di un conflitto.


Come due anni fa, riferisco davanti a queste Commissioni dal Sudan. Da aprile 2023, una “guerra invisibile” per la comunità internazionale ha causato oltre 28,000 morti (6), ma i dati ufficiali rischiano di essere una grave sottostima: si parla infatti di 60.000 (7) vittime solo nella regione della capitale Khartoum e di oltre 150.000 (8)  in tutto il paese. Ben oltre la metà della popolazione, 30 milioni di persone, necessita di assistenza umanitaria (9)  e 15 milioni (10) sono state costrette a lasciare le proprie case, spostandosi sia all’interno del Sudan sia verso i paesi vicini, ma anche verso l’Europa e i Paesi del Golfo. La più grave crisi di sfollati al mondo, secondo le Nazioni Unite. Tuttavia, ridurre questa crisi a una questione migratoria significa ignorare la portata della catastrofe in corso. Le infrastrutture civili, comprese quelle sanitarie, sono state sistematicamente attaccate, saccheggiate o rase al suolo, le persone che vi lavoravano sono state uccise o nel migliore dei casi sono fuggite dal paese. Le conseguenze si faranno sentire per decenni e chi pagherà il prezzo più alto è come sempre la popolazione civile. 

EMERGENCY, nonostante le molte difficoltà e l’aumento dei costi operativi dato dalle distorsioni dell’economia di guerra, non ha mai lasciato il paese, continuando a garantire l’accesso a cure sanitarie gratuite e di qualità e rispondendo ai bisogni più urgenti e trascurati della popolazione. Ma la risposta alla crisi nel Paese resta ancora gravemente sottofinanziata: lo Humanitarian Response Plan delle Nazioni Unite indica un fabbisogno di 2,57 miliardi di dollari, ad oggi coperto soltanto per il 51,5%. (11).

Ribadiamo, pertanto, l’urgenza di rispettare gli impegni internazionali e di incrementare le risorse destinate a programmi che coniughino emergenza e sviluppo, rafforzando i programmi di cooperazione. Continuare a guardare all’Africa principalmente attraverso una narrazione che enfatizza le tematiche migratorie attraverso un approccio securitario è una scelta miope, che distrae dal trovare risposte ai reali bisogni delle popolazioni e non contribuisce alla stabilità della regione.


Da anni assistiamo ad un approccio sempre più securitario nella politica estera e interna non solo italiana, ma anche europea, allontanandoci dai valori della Costituzione e dai principi fondanti dell’Ue, tendenza confermata dal provvedimento in discussione oggi. 

La proroga delle missioni in Libia ne è un esempio eclatante: basandosi sul Memorandum d’Intesa firmato nel 2017 e rinnovato ogni tre anni trasversalmente dai precedenti governi, l’Italia continua a prestare assistenza militare, economica e logistica alla Libia, dove avvengono sistematiche e ripetute violazioni dei diritti umani delle persone in movimento e crimini contro l’umanità, documentate, tra l’altro, dalla Missione Indipendente delle Nazioni Unite in Libia (12).

L’approccio securitario, a discapito dei diritti umani, ricorre anche nell’operazione “Mediterraneo Sicuro” (scheda 9/2025), una delle più costose con uno stanziamento di oltre 150 milioni di euro, che prevede una collaborazione con la Marina libica per la costituzione di un centro operativo marittimo. La Libia non può essere considerata un Place Of Safety per lo sbarco delle persone soccorse che, una volta intercettate, vengono riportate nei centri di detenzione, sottoposte nuovamente a tortura e abusi e rivendute alla rete dei trafficanti, come sancito dalla sentenza 4557/2024 (13) della Corte di Cassazione. 

Il Memorandum tra UE e Tunisia firmato nel 2023 è l’ennesimo tassello delle politiche di esternalizzazione, delegando la gestione dei flussi migratori in cambio di supporto economico e di forniture militari. La scheda 6/2025 proroga la “Missione Bilaterale di Cooperazione in Tunisia” che prevede un supporto nel campo della sicurezza con riferimento al contenimento dell’immigrazione “clandestina”. Nemmeno la Tunisia può essere considerata un Place Of Safety a causa delle espulsioni collettive delle persone in movimento, abbandonate nelle zone desertiche senza cibo e acqua (14), e delle partiche violente della Guardia nazionale tunisina per intercettare chi tenta la traversata del Mediterraneo, preoccupazioni condivise anche da diversi esperti dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (15). Inoltre, denunciamo la mancata trasparenza di questi accordi e la totale assenza di accountability. Il Dossier pubblicato dal Servizio Studi del Parlamento (DI0145) segnala che la relazione per il 2024 (scheda 16/2024) non fornisce indicazioni sulle attività svolte e sui risultati raggiunti, come invece richiesto dalla stessa legge 145/2016 per la proroga delle missioni internazionali.

Nel Mediterraneo è in corso una vera e propria crisi umanitaria non riconosciuta a livello internazionale, con oltre 31 mila persone morte o disperse dal 2014 (16) (e si tratta purtroppo di dati sottostimati). 

Proprio in questi giorni, la nostra nave, la Life Support è salpata per prestare assistenza umanitaria nel Mediterraneo. In poco più di due anni di operazioni in mare, per colmare il cosiddetto rescue gap e le omissioni di assistenza degli stati costieri, ha soccorso 2.451 persone, in fuga da guerre, carestie, calamità naturali sempre più frequenti o anche solo per cercare migliori condizioni di vita. Persone disperate che, in assenza di vie legali e sicure, sono costrette a rischiare la propria vita per una speranza di futuro. Portano con loro storie di violenze, discriminazioni e abusi subiti in paesi come Libia e Tunisia, che da anni ricevono ingenti finanziamenti per bloccare le partenze e fermare la presunta “invasione”. Le 28 missioni della Life Support sono anche state osservatorio tristemente privilegiato delle omissioni di soccorso e delle partiche violente ed intimidatorie verso le ONG della cosiddetta guardia costiera libica. 

Per queste ragioni, chiediamo al governo e al Parlamento di revocare il Memorandum Italia-Libia e di non prorogare le missioni internazionali che supportano le attività della guardia costiera libica. Allo stesso modo, la proroga della missione internazionale in Tunisia rischia di finanziare attori che non rispettano i diritti umani, mettendo in pericolo la vita delle persone in movimento. Libia e Tunisia non possono essere considerati luoghi sicuri per lo sbarco delle persone soccorse a causa delle sistematiche violazioni dei loro diritti fondamentali.


Del miliardo e 456 milioni di euro previsti dalla delibera, i fabbisogni stimati nella scheda 22/2025 per le iniziative di cooperazione allo sviluppo ammontano a 251 milioni di euro (compresi 8 milioni per lo sminamento umanitario), ovvero solo il 17,2% del totale. Questo dato è da leggere assieme ad altri che raccontano una tendenza allarmante in Italia, in Europa e nel mondo: la corsa al riarmo. Nel 2025 infatti la legge di bilancio italiana prevede un aumento delle spese militari di oltre il 12%, di cui addirittura 13 miliardi solo per le armi (17). La stessa legge prevede anche un aumento del 6,4% delle risorse per la cooperazione allo sviluppo tra il 2024 e il 2025, sforzo purtroppo insufficiente per avvicinarsi all’obiettivo dello 0,7% del Reddito Nazionale Lordo (RNL) destinato all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS). L’Italia, infatti, si attesta intorno allo 0,3%, ben lontana dagli impegni internazionali assunti. Nonostante questo aumento però il Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e l’Agenzia per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), subiscono tagli rilevanti. Tra 2024 e 2025 infatti vengono sottratti alla competenza del MAECI oltre 115 milioni di euro e 1,4 milioni di euro ad AICS, deludendo le aspettative createsi lo scorso anno. Per contro, il Ministero dell’Interno beneficia di un aumento di oltre 360 milioni di euro, prevalentemente per l’accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo in Italia, cifra che, nonostante sia spesa sul territorio nazionale, viene inclusa nella valorizzazione dell’APS contribuendo al fenomeno sempre più comune, in Italia e non solo, dell’aiuto “gonfiato” (18).

A livello globale, l’impatto che la decisione dell’amministrazione americana riguardo la propria agenzia di sviluppo, USAID, avrà sull’architettura mondiale degli aiuti allo sviluppo sarà distruttivo nel breve termine e negli anni a venire. Se altri paesi seguiranno la stessa strada, le persone più vulnerabili del mondo vedranno peggiorare le loro già tragiche condizioni di vita, confermando la tendenza degli ultimi anni verso un grave incremento delle disuguaglianze in tutto il mondo. In Europa, paesi come l’Olanda, il Belgio, la Francia e la Germania hanno già iniziato a prendere decisioni volte a ridefinire le priorità politiche, dirigendo le risorse nei settori di sicurezza, difesa e contenimento dei flussi migratori, penalizzando la cooperazione internazionale (19).
Chiude il quadro la scellerata corsa al riarmo da parte dell’Europa. È di pochi giorni fa l’annuncio della Presidente von der Leyen riguardo ReArm Europe, piano con cui l’Europa è pronta a mobilitare una cifra vicina agli 800 miliardi di euro nei prossimi 4 anni, per sostenere i paesi dell’Unione Europea nelle loro spese di riarmo e difesa, consentendo persino di aumentare il proprio debito oltre i limiti previsti, senza rischiare procedure di infrazione. Ci preme ricordare che la sicurezza non è un tema strettamente militare ma una questione di uguaglianza, diritti e diplomazia. Un mondo più diseguale è un mondo meno sicuro.

In conclusione, chiediamo quindi che l’Italia si produca in uno sforzo per invertire queste tendenze, rispettando i propri impegni internazionali, con una strategia certa per il raggiungimento dell’obiettivo dello 0,70, e promuovendo i valori fondanti della nostra Costituzione, richiamando in particolare la responsabilità che il parlamento ha verso la legge fondamentale del nostro stato. EMERGENCY continuerà a fare la propria parte attraverso il proprio lavoro sul campo e le attività di promozione di una cultura di pace e rispetto dei diritti umani, come la campagna R1PUD1A lanciata pochi mesi fa con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica, e non solo, sul tema della guerra, ribadendo la centralità dell’art. 11 della nostra Costituzione che recita: “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. 

Grazie per l’attenzione.

 

1. https://www.ilsole24ore.com/art/afghanistan-20-anni-usa-spendono-1-trilione-dollari-italia-87-miliardi-euro-AEkJytc?refresh_ce=1 
2. https://acleddata.com/conflict-index/#downloads
3. https://www.iiss.org/online-analysis/military-balance/2025/02/global-defence-spending-soars-to-new-high/
4. https://www.emergency.it/progetti/ucraina-assistenza-sanitaria-di-base-per-le-comunita-remote/
5.https://www.emergency.it/progetti/gaza-assistenza-sanitaria/
6.Conflict Watchlist 2025: Sudan – ACLED
7. https://www.aljazeera.com/news/2024/11/14/sudan-war-death-toll-much-higher-than-previously-recorded-new-study-finds
8. https://www.nytimes.com/2025/01/07/world/africa/sudan-genocide-numbers.html#:~:text=A%20civil%20war%20in%20Sudan,as%20the%20Rapid%20Support%20Forces
9. Sudan: Humanitarian Needs and Response Plan 2025 – Overview – Sudan | ReliefWeb
10. A Year in Review: Displacement in Sudan (2024) | Displacement Tracking Matrix
11. Sudan Humanitarian Response Plan 2023 | Financial Tracking Service
12. Human Rights Council, Report of the Independent Fact-Finding Mission on Libya, 27 February–31 March 2023
13. https://i2.res.24o.it/pdf2010/S24/Documenti/2024/02/20/AllegatiPDF/P_4557_2024_SENTENZA.pdf
14. https://www.hrw.org/news/2023/10/10/tunisia-african-migrants-intercepted-sea-expelled
15. Tunisia: UN experts concerned over safety of migrants, refugees and victims of trafficking | OHCHR
16.  https://missingmigrants.iom.int/region/mediterranean
17. https://retepacedisarmo.org/spese-militari/2024/nel-2025-spese-militari-a-32-miliardi-le-controproposte-di-sbilanciamoci/
18. https://www.openpolis.it/poca-cooperazione-nella-legge-di-bilancio/#calano-invece-gli-stanziamenti-per-il-ministero-degli-esteri-115-milioni-tra-2024-e-2025-e-per-lagenzia-per-la-cooperazione-32-milioni-rispetto-alle-previsioni
19. https://www.info-cooperazione.it/2025/02/non-solo-trump-anche-in-europa-il-futuro-della-cooperazione-e-a-rischio/#:~:text=Nel%20nostro%20paese%2C%20nonostante%20l,la%20Cooperazione%20(%2D32%20milioni)