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“Ferite che non potranno mai guarire”

Il venerdì, qui in Afghanistan, è il giorno di riposo per lo staff internazionale.

Qualche settimana fa ero sulla terrazza che si trova sul retro della nostra casa a Lashkar-gah insieme a Olivia, una collega infermiera; lei era appena tornata dal turno di guardia e mi stava raccontando come era andata la giornata. Mentre sentivamo il muezzin recitare la chiamata alla preghiera della sera, all’improvviso abbiamo visto un lampo. Poi il rumore assordante di un’esplosione.

Abbiamo cominciato a vedere il fumo levarsi sopra le case. Un’autobomba era esplosa all’esterno dello stadio a circa un chilometro e mezzo dalla casa. Un quarto d’ora dopo eravamo in ospedale insieme al resto dello staff per rispondere alla mass casualty.

Edris ha 7 anni e quel venerdì si trovava molto, molto più vicino di noi all’esplosione. Qualcuno deve averlo trovato nella confusione di fronte allo stadio e lo ha portato da noi. Era in stato di shock, aveva ferite al cranio, sulle cosce e sui piedi; quando è entrato in terapia sub-intensiva le sue condizioni erano critiche.

Oggi Edris è tornato al Centro per le medicazioni. Le sue ferite fisiche sono in via di guarigione. A guardarlo bene però, i suoi occhi raccontano una storia diversa su quello che hanno visto quella sera. Raccontano di ferite che non potranno MAI guarire.

Simon, logista di EMERGENCY a Lashkar-gah, Afghanistan