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Giornata internazionale per i diritti delle donne: le testimonianze dagli ospedali di EMERGENCY

Giornata internazionale per i diritti delle donne: le testimonianze dai nostri ospedali

In tutti i nostri ospedali, investiamo nella crescita professionale delle donne, anche in contesti dove affermarsi e rivendicare i propri diritti è una sfida quotidiana.

Grazie a lezioni teoriche, approfondimenti pratici e formazione continua “on the job”, figure sanitarie e non sanitarie sono guidate passo dopo passo per rendere le loro competenze sempre più specialistiche, ricoprire ruoli determinanti e di coordinamento per favorire la loro autonomia professionale e, al contempo, la sostenibilità operativa delle strutture.

L’empowerment femminile che si sviluppa tra le nostre corsie può anche diventare un motore di consapevolezza e cambiamento.

Soprattutto nei Paesi dove i diritti delle donne sono negati o a rischio, custodire e valorizzare le loro competenze significa investire in un futuro più giusto, mostrando i benefici concreti di questa “rivoluzione silenziosa” in cui le donne hanno un ruolo sociale cruciale.

Leggi le testimonianze di Sargul, Isatu, Natalia, Arezo, Daisy, Manahel, Sharifa: tra le oltre 1.000 donne che ogni giorno, nel mondo, curano feriti, assistono madri e bambini, affrontano emergenze e difendono il diritto universale alla cura e alla dignità.

Daisy | Uganda

“La mia vocazione, fin da piccola, è sempre stata quella di diventare chirurga. Nel centro di chirurgia pediatrica di Entebbe di EMERGENCY ho trovato programmi di formazione che mi hanno permesso di alzare sempre di più il livello delle mie competenze e fare dei grandi passi in avanti. Sono fiera di poter gestire sia la mia crescita professionale che la sfera familiare. Mi porta a dare il meglio di me.”

Sharifa | Striscia di Gaza

“Prima della guerra vivevo a nord di Gaza con mio marito e i nostri tre figli ma con l’inizio dei bombardamenti siamo stati costretti a fuggire. Siamo rimasti in un rifugio per tre settimane, nonostante la scarsità di acqua, servizi igienici, cibo ed energia elettrica. I bombardamenti erano incessanti e violenti. Così abbiamo deciso di fuggire più a sud, fino al campo di Nuseirat. Lì abbiamo vissuto in una tenda per due mesi, poi ci siamo mossi ancora più a sud, a Rafah. Ma la guerra ci ha raggiunto anche lì: la città è stata rasa al suolo da bombardamenti ininterrotti durati mesi. In uno di questi attacchi, mio fratello è rimasto gravemente ferito. Abbiamo continuato a fuggire, di campo in campo, fino ad arrivare alla cosiddetta “zona umanitaria” di Al Mawasi. Lì la sopravvivenza era una sfida quotidiana: la farina costava 10 dollari al chilo… un’enormità, se penso che in altri paesi costa pochi centesimi. Ai margini del campo c’è la clinica supportata da EMERGENCY, ho deciso di propormi per un lavoro: ‘Voglio dare di più ai miei figli, mettetemi alla prova‘, ho detto. Da subito mi sono sentita accolta, e in poco tempo sono diventata parte del team come cleaner. Quando è arrivata la tregua, ho sentito il bisogno di tornare a casa. Ma casa non esisteva più: era stata completamente distrutta. Non c’era più nulla. Niente acqua pulita per chilometri, poco cibo, solo macerie ovunque. Ho capito che non potevo restare lì. Perciò sono tornata alla clinica per continuare il mio lavoro. Ho portato con me tutto ciò che ho: la mia determinazione.”

Natalia | Ucraina

“Lavoro da tanto tempo qui, ma sono rimasta sorpresa di trovarmi, proprio ora, a dare il mio contributo in questo progetto che coinvolge direttamente i luoghi dove sono cresciuta. Prima dell’apertura dei Centri sanitari di EMERGENCY, molte persone erano rimaste prive di assistenza sanitaria adeguata. Anche una distanza di 10 chilometri diventa difficile da percorrere per farsi curare, se non si hanno i mezzi adeguati per spostarsi o si fa fatica a muoversi in autonomia. In Ambulatorio visito i pazienti, controllo i parametri vitali e collaboro con i medici specialisti. Il mio desiderio per la popolazione ucraina è che possa mantenersi in salute e, presto, ritrovare anche la pace.”

Sargul | Kurdistan iracheno

“La poliomielite che mi ha colpito quando avevo due anni mi ha resa disabile a una gamba. Anni dopo, quando avevo iniziato a lavorare come contabile, ho incontrato un’altra persona, disabile come me, che mi ha parlato del Centro di riabilitazione di EMERGENCY a Sulaimaniya. Poco dopo l’apertura del Centro ho deciso di candidarmi e, dopo un colloquio, sono stata assunta. Ero felicissima dell’opportunità. Ho iniziato come addetta all’accoglienza, ma in poco tempo sono diventata ortho officer: faccio da tramite tra le necessità dei pazienti e il team dei tecnici che realizza le loro protesi su misura. Anche io beneficio dell’esperienza dei tecnici di EMERGENCY per sistemare la mia protesi. Ogni giorno cerco di trasmettere fiducia alle persone, per incoraggiarle a superare le fasi difficili della disabilità e ritrovare la speranza.”

Sudan | Manahel

“Da quando in Sudan è scoppiata la guerra, l’ospedale è diventato la mia casa. A Khartoum la mia famiglia non ha più un tetto: il mio bambino e io avevamo bisogno di un posto sicuro dove stare, che mi garantisse anche la sicurezza di poter continuare a svolgere il mio lavoro di head nurse per essere indipendente. Prima siamo sfollati a nord, per un paio di mesi; poi, appena c’è stata la possibilità, siamo tornati nella capitale. Come suggerisce il nome del nostro ospedale – Salam- questo è un luogo di pace, nonostante tutto quello che succede fuori. C’ero quando in questo Centro è stato effettuato il primo intervento al cuore, ci sono adesso per mettere le mie capacità e la mia umanità al servizio di chi ha bisogno. Aspettando la fine di questa guerra.”

Arezo | Afghanistan

“Sono specializzanda in anestesia nell’ospedale di EMERGENCY a Kabul. Ho avuto la fortuna di sostenere l’esame finale all’università prima che alle donne venissero vietati i gradi di istruzione superiore. Alcune amiche, al contrario di me, non sono riuscite a terminarla. Aver avuto la possibilità di scegliere ha fatto la differenza. Questo ospedale mi dà la possibilità di realizzarmi come professionista, di mettere in pratica le mie competenze per il diritto alla salute di migliaia di persone, comprese le donne come me.”

Isatu | Sierra Leone

“Avevo tra i 13 e i 14 anni, tornando da scuola, ho trovato una bacinella piena sul tavolo. Avevo sete, pensavo fosse acqua, invece era soda caustica. Il mio apparato digerente, a causa dell’ustione dei tessuti interni, si è lesionato gravemente impedendomi di poter ingerire qualsiasi cosa. Nel Centro chirurgico di EMERGENCY a Goderich, dove è attivo un programma specifico per gli ustionati da soda, sono stata operata e seguita per recuperare le mie funzioni basilari. Dopo anni come paziente, oggi sono passata dall’altra parte. Sono promotrice sanitaria del Centro. Insegno ai pazienti come nutrirsi attraverso la stomìa, con cui tutti noi ustionati da soda dobbiamo convivere, e accompagno le famiglie che affrontano questo cambiamento a riambientarsi nelle comunità di origine. L’obiettivo è preservare la salute e la dignità anche dopo il ritorno a casa, sensibilizzando sulle buone pratiche da seguire e sull’importanza di evitare rischi quotidiani anche mortali, specialmente per i più piccoli.”

 

 

Foto Daisy: Laura Salvinelli; Foto Sharifa: Archivio EMERGENCY; Foto Natalia: Davide Preti; Foto Sargul: Riccardo Bagnoli; Foto Manahel: Archivio EMERGENCY; Foto Arezo: Francesco Pistilli; Foto Isatu: Valentina Sinis. Foto in copertina: Mathieu Willcocks.