Il confine disumano

Salvare vite nel Mediterraneo centrale.
Il secondo anno in mare della Life Support

Il secondo anno in mare di EMERGENCY con la Life Support

Nel 2024, la Life Support di EMERGENCY ha continuato a navigare nel Mediterraneo per offrire soccorso in mare alle persone che si imbarcano alla volta dell’Europa, rischiando la vita in cerca di un futuro migliore.

Anche nel nostro secondo anno in mare abbiamo continuato a constatare gli effetti negativi delle politiche messe in campo dall’Ue e dall’Italia:

  • la legittimazione di attori responsabili di intercettazioni
  • i respingimenti collettivi e le violazioni dei diritti umani
  • la reiterazione di pratiche illegittime che restringono lo spazio umanitario per le ONG che operano nel Mediterraneo centrale
  • la continua criminalizzazione delle persone in movimento, causa della compressione dei loro diritti fondamentali.

Nel report “Il confine disumano” raccontiamo come il confine liquido del Mediterraneo sia diventato una “frontiera inumana”: uno spazio militarizzato dove i flussi migratori vengono ostacolati, così come viene ostacolato il lavoro di chi soccorre.

Un luogo dove la solidarietà, in un paradosso giuridico e morale, viene trattata come un crimine.

Ogni giorno, nel Mediterraneo, 6 persone muoiono o scompaiono

Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), 2.476 persone risultano morte o disperse durante la traversata in mare, circa 6 al giorno, nel 2024. Per un drammatico bilancio di oltre 31.000 dal 2014.

Numeri che sono pure sottostimati, a causa della difficoltà di monitoraggio dei naufragi che avvengono in mare (i cosiddetti “naufragi invisibili”) e del progressivo disimpegno degli Stati costieri nelle proprie aree di competenza di ricerca e soccorso.

In questo contesto, l’assenza di canali legali di accesso verso l’Europa e i numerosi ostacoli sulle rotte più consolidate – come, per esempio, le pratiche di intercettazione e respingimento – spingono le persone in movimento a cercare nuove vie per raggiungere le coste europee, come quella Atlantica.

Cosa puoi trovare leggendo il nostro report “Il confine disumano: salvare vite nel Mediterraneo centrale”

Dalla fotografia del contesto del Mediterraneo si apre un’analisi dettagliata delle attività di EMERGENCY a bordo durante il 2024, dalle patologie più frequenti riscontrate dal nostro staff sanitario a bordo, al focus sui Paesi di origine in cui si stanno consumando crisi umanitarie di vasta portata ma dimenticate.

Il report analizza in seguito gli sviluppi politici e normativi sul tema del soccorso in mare: l’istituzione della regione di ricerca e soccorso tunisina, il protocollo Italia-Albania, le conseguenze del Decreto Flussi.

Strumenti di deterrenza che, ancora una volta, confermano l’approccio securitario e restrittivo, la progressiva esternalizzazione delle frontiere esterne e il moltiplicarsi di casi di violazione dei diritti delle persone in ottica emergenziale.

Continuano gli effetti del Decreto Piantedosi e la prassi di assegnare porti distanti

Gli effetti del Decreto Piantedosi sull’operatività delle navi umanitarie continuano a limitare le capacità nelle operazioni di soccorso per le ONG.

In particolare, l’indicazione di dirigersi immediatamente verso il POS (porto sicuro) assegnato preclude spesso la possibilità di effettuare soccorsi multipli. La violazione prevede una sanzione amministrativa e il fermo della nave, rischiando di lasciare senza risposta casi di distress che non vengono presi in carico.

La Life Support è certificata per accogliere fino a 175 persone ma nel 2024 ne ha soccorse in media 95 a missione, poco più della metà della propria capacità. Se fosse stato possibile raggiungere la capienza massima attraverso soccorsi multipli, la Life Support avrebbe potuto soccorrere almeno 1.043 persone in più.

Anche l’assegnazione di porti distanti dall’area di ricerca e soccorso è una pratica che continua a limitare fortemente il lavoro delle navi delle ONG che operano nel Mediterraneo.

Nel 2024, sono stati assegnati alla Life Support i porti di Ravenna (3 volte), Ancona (2), Livorno (2), Ortona (1), Civitavecchia (1), Napoli (2), Vibo Valentia (1) e Catania (1).

Questa prassi ha costretto la Life Support a percorrere in media 630 miglia nautiche in più per ogni missione, impiegando oltre tre giorni di navigazione.

Il secondo anno in mare della Life Support

I numeri della Life Support nel 2024

Nel 2024 la Life Support ha percorso quasi 39.000 km, navigando per 139 giorni ed effettuando 13 missioni nel Mediterraneo centrale. In 25 operazioni di ricerca e soccorso in mare (di cui una senza soccorso), la Life Support ha tratto in salvo 1.232 naufraghi.

Dall’inizio delle attività la Life Support ha soccorso 2.701 persone.

Nel corso delle 13 missioni del 2024, il team sanitario ha effettuato 867 visite mediche a 519 pazienti, quasi la metà delle persone soccorse. 58 erano donne, di cui due incinte, e 47 erano minori.

È necessario essere preparati ad ogni scenario possibile, soprattutto quello sanitario, ed è necessario che ogni persona dello staff a bordo lo sia. Per questo motivo ogni missione della Life Support è preceduta da una sessione di training che dura alcuni giorni; per 13 volte nel 2024 ci siamo ritrovati a bordo, mediatori, staff sanitario, soccorritori e personale marittimo, a provare le manovre di rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione su adulto e bambino, a ripassare e simulare sul ponte uno scenario di mass casualty, a esercitarci sulla movimentazione del paziente in barella e di una sua possibile evacuazione, così come a mostrare ogni volta il protocollo per il controllo e prevenzione delle infezioni e dei contagi. Sperando che ogni volta rimangano solo esercitazioni. Sapendo che se succederà, ognuno saprà fare la propria parte.

Roberto Maccaroni, Responsabile sanitario Life Support

 

Continuiamo a chiedere un cambio di approccio a livello europeo

Il report si chiude con una serie di raccomandazioni puntuali, formulate per stimolare un cambiamento significativo nell’approccio alle migrazioni.

Queste indicazioni mirano a promuovere politiche più inclusive, sostenibili e umane, che considerano le migrazioni non come un problema da gestire, ma come un fenomeno globale che richiede soluzioni condivise e a lungo termine.

Il secondo anno in mare

Il confine disumano: salvare vite nel Mediterraneo centrale

Il primo anno in mare della Life Support: “Non restare a guardare”

Il report “Il confine disumano: salvare vite nel Mediterraneo centrale” racconta il nostro secondo anno di attività sulla rotta del Mediterraneo centrale.

Qui puoi leggere Non restare a guardare”, il report sul nostro primo anno di ricerca e soccorso in mare, pubblicato nel 2024.

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