Rivedi “Ho detto R1PUD1A”

Perché i paesi di tutto il mondo continuano a investire in armamenti?  Perché non si riescono a intravedere alternative alla guerra come rimedio alle controversie?  

Con l’edizione di quest’anno rivolta alle scuole superiori – HO DETTO R1PUD1A! L’evento delle scuole contro la guerra – abbiamo invitato più di 25 mila ragazze e ragazzi a trovare insieme delle azioni concrete per fare la differenza e impegnarci a ripudiare il cinismo e l’indifferenza di chi dipinge la guerra come inevitabile.

“HO DETTO R1PUD1A!” è l’ottava edizione dell’evento live streaming per ragazze e ragazzi delle scuole superiori, organizzato da EMERGENCY in collaborazione con Unisona.

«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.»

Articolo 11, Costituzione della Repubblica Italiana

La Costituzione italiana stabilisce che la guerra è un male in assoluto, non solo quando si tratta di una guerra di offesa, per conquistare o sottomettere un’altra nazione, ma anche nel risolvere le controversie tra Stati.

All’indomani della Seconda guerra mondiale, in cui oltre 60 milioni di persone hanno perso la vita, le madri e i padri costituenti hanno scelto di inserire tra i principi fondamentali della Costituzione italiana: l’Articolo 11!

L’Italia ripudia la guerra perché l’ha conosciuta e, dopo essersi ritrovata tra le macerie, ha deciso di prenderne le distanze per sempre e porre le basi per lavorare alla diplomazia, alla collaborazione tra i popoli, al disarmo e al rispetto dei diritti umani.

Recupera le edizioni precedenti

Sul nostro canale Youtube puoi rivedere tutte le edizioni degli eventi live streaming per le scuole superiori.

Ogni anno invitiamo studentesse e studenti a confrontarsi con le voci di giornalisti, studiosi, attivisti e artisti, ma soprattutto li incoraggiamo a diventare protagonisti attivi, a interrogarsi sul significato profondo della guerra e a contribuire, insieme, alla costruzione di una cultura di pace.