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Life Support: sbarcate a Livorno le 47 persone soccorse

30 Giugno 2024

EMERGENCY

SBARCATI A LIVORNO I 47 NAUFRAGHI SOCCORSI DALLA LIFE SUPPORT DI EMERGENCY

CARLO MAISANO, CAPOMISSIONE DELLA LIFE SUPPORT: “CI PREPARIAMO PER UNA NUOVA MISSIONE, PER SALVARE VITE E PORTARE LE PERSONE IN UN PAESE SICURO”

Milano, 30 giugno 2024 – Oggi, domenica 30 giugno, alle 11.30 nel porto di Livorno, si è concluso lo sbarco delle 47 persone soccorse dalla nave Life Support di EMERGENCY nel Mediterraneo centrale.
Il salvataggio era avvenuto mercoledì 26 giugno in acque internazionali, nella zona SAR libica. Tra le persone soccorse, anche 3 donne e 5 minori non accompagnati. Questa è stata la quarta volta che alla nave Life Support viene assegnato il porto di Livorno per lo sbarco da quando ha iniziato le sue missioni in mare nel dicembre 2022.

“Dopo tre giorni e mezzo di navigazione siamo arrivati nel porto di Livorno dove sono appena terminate le operazioni di sbarco grazie alla piena collaborazione con le autorità locali – commenta Carlo Maisano, capomissione della Life Support di EMERGENCY – Adesso ricominciamo a preparare la nave per una nuova missione nel Mediterraneo centrale dove la Life Support continuerà a svolgere le sue attività di ricerca e soccorso per salvare vite e portare le persone in un Paese sicuro.

La barca in difficoltà era partita dalla città libica di Zwara ed è stata avvistata dal ponte di comando della Life Support in seguito a una segnalazione da parte dell’aereo di Frontex Sparrow 4.

Durante la navigazione verso il porto assegnato di Livorno, la Life Support ha ricevuto diverse segnalazioni di altre barche in difficoltà da Alarm Phone, l’aereo Sparrow 3 di Frontex e tramite canale 16 del VHF. Nonostante la Life Support avesse dato disponibilità ad intervenire, non è stata fornita l’autorizzazione da parte dell’MRCC (Maritime Rescue Control Centre) italiano. La Life Support ha dovuto quindi procedere verso il porto di Livorno senza la possibilità di investigare sulle segnalazioni ricevute, alcune delle quali anche molto vicine alla nave stessa con una in particolare a circa 10 miglia di distanza.

Le 47 persone sbarcate oggi a Livorno, provengono da Nigeria, Etiopia, Ghana, Libia, Eritrea, Bangladesh, Sud Sudan e Sudan. Alcuni di questi paesi sono afflitti da conflitti armati, instabilità politica e corruzione, cambiamenti climatici e persecuzioni di affiliazione religiosa e per orientamento sessuale.

“Vengo dal Bangladesh, ma lì non riuscivo a sostenere la mia famiglia e quindi, essendo il più grande dei miei fratelli, sono dovuto partire, anche perché mia madre ha dei problemi di salute e servono soldi per pagarle le spese mediche. – Racconta M. un ragazzo di 22 anni – Sono arrivato in Libia a febbraio, sono stato portato vicino Bengasi e lì per tre mesi sono stato con altre 25 persone in una casa con due stanze e un bagno. Non potevamo uscire, non vedevamo nemmeno la luce del sole e fuori casa c’erano sempre di guardia due persone con degli AK-47. Una volta al giorno ci davano del pane e un po’ di acqua. Poi lunedì scorso ci hanno detto che dovevamo partire. Verso mezzanotte ci hanno fatti uscire e ci hanno portato in spiaggia dove c’era un gommone ad aspettarci. Non sembrava sicuro ma non avevamo scelta. Dopo qualche ora di navigazione eravamo persi in mezzo al mare, finché non abbiamo visto un aereo: dopo due ore siete arrivati voi. Io voglio raggiungere l’Europa perché spero di riuscire a trovare un lavoro che possa permettermi di mandare i soldi a casa e sostenere le cure mediche di mia madre.”

“Me ne sono andata da Lagos, in Nigeria, nel 2016 perché la mia famiglia non poteva più sostenermi – racconta L. donna di 28 anni – Sono andata prima in Niger e poi in Libia, dove ho passato 8 anni della mia vita. Pensavo che la situazione a Lagos fosse difficile, ma la vita in Libia è molto peggio. Decidere di andare lì è stata la peggior decisione della mia vita. Ho lavorato nella casa di una famiglia libica per circa due anni: mi trattavano come una schiava. Un giorno la mia padrona di casa mi ha detto di salire in macchina e mi ha portata alla stazione di polizia. Avevo un paio di mesi di arretrato sul mio stipendio, e lei non voleva pagarmi così mi ha accusata di aver rubato in casa sua e subito mi hanno arrestata: in un posto come quello, dove una persona di colore non ha diritti, è impossibile difendersi dalle accuse di un libico. Anche perché io non parlo arabo.
Sono stata in prigione per quattro anni, sono uscita circa due anni fa e ho iniziato di nuovo a lavorare ma già da tempo avevo capito che non potevo stare in un posto così. Così appena ho guadagnato i soldi per provare ad attraversare il mare, l’ho fatto. Spero che in Europa ci sia un futuro per me, un futuro che non potevo avere in un paese come la Nigeria o la Libia.”

Questo è stato il 31° soccorso della Life Support, avvenuti in 20 missioni differenti. La Life Support ha iniziato la sua attività di ricerca e soccorso a dicembre del 2022 e in totale ha soccorso 1678 persone.