Il 10 dicembre 1948 nasceva la Dichiarazione Universale dei diritti Umani (DUDU).

Al contrario di quanto pensiate non è per niente vecchia! I principi contenuti nel Preambolo e nei trenta articoli non sono passati di moda; anzi, e se lo facessero avremmo un problema, o molti di più.

Di cosa stiamo parlando? Ok, ricominciamo dall’inizio o forse da questa immagine. Non si tratta di una tavola periodica, e nemmeno di un arcobaleno. Questa è la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: gli articoli sono categorizzati per argomento e ambito di riferimento.

Attenzione, non è una classifica! Ciascun diritto ha la stessa importanza di tutti gli altri. Se si volessero descrivere con un aggettivo, o meglio tre, oltre che universali sono: inalienabili, indivisibili e interdipendenti. Per dirla in altre parole: se non avessi una casa e fossi costretto a vivere per strada, o in una tenda al freddo, rischierei di ammalarmi. Avrei bisogno di un dottore, se fosse gratuito, mi potrei curare! E se non lo fosse? Se non avessi i soldi o la mia famiglia non potesse pagarlo? Niente cure, niente scuola, studio e lavoro (questo solo per citare alcuni dei nostri diritti di tutti i giorni).

Per ricapitolare:

Universali – riconosciuti a tutti perché appartenenti al genere umano. Senza alcuna eccezione o distinzione tra le persone, nemmeno per differenza di genere o possibilità economiche, sociali e politiche.

Inalienabili e indivisibili – se ce l’hanno tutti, non è necessario doverli cedere o toglierli ad altri.

Interdipendenti – legati gli uni agli altri e se anche solo uno non è rispettato, altri non lo saranno.

Ah giusto, si parlava anche di un Preambolo:

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.

Da parte nostra aggiungiamo: non esiste uguaglianza senza diritti e viceversa.

Buon compleanno DUDU!