Centro di chirurgia d’urgenza e traumatologia di Khartoum

Sudan - Khartoum

Aperto ad agosto 2023 nel complesso del Centro Salam, il nostro nuovo ospedale chirurgico in Sudan offre gratuitamente cure d’urgenza e traumatologia (feriti di guerra e trauma da causa civile), per curare le persone che non hanno altri ospedali chirurgici disponibili a causa della guerra in corso.

Tra le problematiche più frequenti ci sono ferite da guerra, ma anche traumi legati a incidenti stradali e casi chirurgici urgenti: pazienti che non possono curarsi – a causa del conflitto, il sistema sanitario sudanese è completamente al collasso – e sono a rischio vita.

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Il contesto

A Khartoum, capitale del Sudan, i combattimenti iniziati lo scorso aprile proseguono ancora oggi. Molti hanno lasciato la città, centro politico, economico e culturale del Paese.

Per chi è rimasto, le necessità sono enormi. Le persone fanno fatica a muoversi per questioni di sicurezza, per mancanza di mezzi e di soldi. Anche la possibilità di accedere alle cure ne risente: molti dei pazienti che vediamo arrivare – anche al Centro Salam – arrivano in condizioni gravi se non estreme.

Il nuovo ospedale

Il nuovo ospedale si trova nello stesso complesso che ospita il Centro Salam di cardiochirurgia. Dispone di un pronto soccorso, due sale operatorie, una terapia semi-intensiva da 8 posti letto e un reparto da 30 posti letto.

Alcuni di questi ambienti sono stati ricavati riadattando spazi del Salam in questo momento non utilizzati a causa del conflitto, come per esempio la “guest house” per i pazienti che arrivavano da altri Paesi africani.

Lo staff

Nel Centro lavorano circa 50 persone, sudanesi e internazionali: chirurghi e medici specializzati in chirurgia d’urgenza e in ortopedia, anestesisti, infermieri e staff non sanitario.

Sono passati quattro mesi da quel 15 aprile in cui il conflitto è iniziato, eppure questa guerra non sembra cessare. Vediamo gli effetti nel numero di sfollati che scappano dalla capitale e nel numero di morti e feriti che testimonia la distruzione. Come sempre, la maggior parte di queste vittime sono civili. Chiediamo alla comunità internazionale di non dimenticare il Sudan.

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