Chirurgia di guerra a Erbil

Iraq - Erbil

1.412

Vittime di guerra ricoverate

1.749

Operazioni chirurgiche effettuate

50%

dei pazienti era un bambino o una donna

Un progetto concluso

Due mesi dopo la fine dei combattimenti a Mosul, abbiamo trasferito la gestione del Centro chirurgico di Erbil alle autorità locali.

Gli accordi prevedevano la nostra permanenza fino a giugno 2017, quando abbiamo deciso di prolungarla per altri due mesi. Il 31 agosto abbiamo ufficialmente lasciato la gestione dell’Emergency Hospital al ministero della Sanità.

Anche se questo progetto è concluso, sappiamo che una guerra non termina al finire di una battaglia. Le persone hanno ancora bisogno di cure, di assistenza medica, di protesi e di rimarginare quelle ferite e quei segni indelebili che la guerra lascia ogni volta che attacca. Ci vorrà tempo, certo. Per questo rimarremo ancora in contatto con loro, anche iniziando a collaborare con il Centro di riabilitazione di Mosul: forniremo assistenza agli amputati e protesi a tutti coloro che riusciremo a raggiungere.

Ritorno a Erbil

A gennaio 2017 eravamo tornati a Erbil, nello stesso ospedale che avevamo costruito nel 1998 per curare le vittime delle mine antiuomo e che avevamo consegnato alle autorità locali nel 2005, quando il Kurdistan iracheno sembrava ormai un’area sicura e in piena ripresa.

Le autorità curde ci avevano chiesto di riprendere in gestione il vecchio ospedale, per poter dare assistenza ai feriti in fuga da Mosul.

Il nostro staff internazionale si è subito messo al lavoro per formare il personale medico locale, in gran parte colleghi che avevano già lavorato con noi prima che lasciassimo l’ospedale nel 2005. Eravamo felici di tornare a far parte dello stesso team, della stessa famiglia. Era il momento di ripartire, insieme.

La più grande battaglia urbana degli ultimi 70 anni

L’occupazione della città da parte di Daesh per oltre due anni e la controffensiva irachena avevano sottoposto la città a una violenza inaudita: quella combattuta a Mosul è considerata la più grande battaglia urbana dalla Seconda guerra mondiale.

Gli ospedali erano diventati inaccessibili o non funzionanti, tanti i morti per mancanza di cure mediche o a causa dei tempi di trasferimento. Un terzo della popolazione, circa 700.000 persone, non ha avuto scelta ed è stata costretta a fuggire. Tante le vittime di mina, mortaio, pallottole, che sono diventate pazienti del nostro ospedale di Erbil, a 80 km da Mosul. Provenivano quasi tutte dalla zona ovest della città assediata, dove vivevano finché la guerra non è arrivata nelle loro case.

A luglio 2017 Mosul è stata liberata: la maggior parte dei nostri pazienti ha detto di aver perso da 2 a 5 parenti nella battaglia. Molte persone sono rientrate in città e Mosul sta tornando alla vita, poco alla volta, con i bazar che riaprono e le case tornano a essere abitate.

FOTOGALLERY

VIDEO:
Ritorno a Erbil

Mosul. Con l'arrivo di Daesh e l'offensiva delle truppe irachene per riprendere la città, l'"Emergency Hospital" di Erbil è tornato a essere un centro di riferimento per i feriti di guerra della zona. Michela, coordinatrice medica, racconta il nostro ritorno in quell'ospedale.

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