Il report ‘UNA RIVOLUZIONE SILENZIOSA’: il Centro di maternità di EMERGENCY ad Anabah e l’empowerment femminile
Il 2019 segna il quarantunesimo anno di guerra in Afghanistan. Il Paese è stato devastato da una guerra continua che ha causato enormi danni materiali e umani, centinaia di migliaia di vittime e un numero ancora più alto di sfollati interni e persone in fuga.
La guerra ha seriamente compromesso la struttura del Paese, incluso il Sistema Sanitario Nazionale. Le donne, in particolare, hanno un difficile accesso al Sistema sanitario.
Dal 1999 EMERGENCY è presente in Afghanistan e nel 2003, ad Anabah, nella Valle del Panshir, ha costruito un Centro di maternità che, ad oggi, rimane l’unica struttura specializzata e gratuita nella zona.
‘Una rivoluzione silenziosa’ è il rapporto di EMERGENCY che analizza l’impatto che un Centro di maternità specializzato e gratuito può avere sulla salute e sul ruolo sociale delle donne che vi hanno a che fare, sia come pazienti, sia come staff, e come questo sistema possa offrire un modello da replicare in altre aree del Paese, o in altri Paesi con scarse risorse.
Il Centro di maternità di EMERGENCY offre assistenza ginecologica, ostetrica e neonatale, così come servizi di pianificazione familiare e contraccezione. Inoltre, è un polo formativo per il personale afgano, composto esclusivamente da donne. Fino ad oggi, centinaia di infermiere e ostetriche, e diverse dottoresse sono state formate nel Centro.
La ricerca svolta da EMERGENCY è stata realizzata nell’autunno 2018, attraverso di interviste condotte tra 300 pazienti del Centro di maternità, 50 operatrici sanitarie del Centro e di due Posti di primo soccorso, e 20 interviste a operatrici sanitarie.
Il tasso di mortalità femminile in Afghanistan è più altro del 50% rispetto a quello maschile. 1 donna su 14 muore durante la gravidanza o il parto. Anche la mortalità infantile è alta: 1 bambino su 18 muore prima di compiere 5 anni (di questi, l’80% muore entro il primo anno di vita).
La sicurezza è il fattore principale che influisce sull’accesso all’assistenza sanitaria per il 40% delle donne intervistate e va ben oltre l’ostacolo della distanza fisica necessaria per raggiungere le strutture sanitarie (10%). Le opinioni familiari e le questioni culturali, invece, rappresentano un ostacolo significativo (31%).
“Il parto è un passaggio quasi universale per le donne afgane e il Centro di maternità di EMERGENCY è un microcosmo che riflette bene le differenze presenti all’interno del Paese. Vi si recano tanto pazienti provenienti dalle zone rurali delle tre province circostanti, il Panshir stesso, Parwan e Kapisa, quanto dalla capitale, Kabul. Le prime, spesso analfabete, sono attratte soprattutto dall’assenza di costi e dall’ampissima disponibilità di cure, mentre le seconde, di norma più istruite e dotate di maggiore autonomia decisionale riguardo all’andamento della propria gravidanza, sono consapevoli dell’alta qualità dell’assistenza medica offerta da EMERGENCY. Ciononostante, dalle interviste a tutte le madri emerge un minimo comune denominatore di difficoltà ad accedere alle cure mediche a causa dell’insicurezza dovuta al conflitto, alle resistenze della famiglia motivate da tabù culturali e religiosi, oltre che ai costi da sostenere e alle distanze da percorrere. La ricerca non può rendere conto di quelle donne che non sono riuscite ad accedere alle cure ostetriche, ma mostra nelle parole di quelle che ce l’hanno fatta come alcune caratteristiche del Centro di maternità di EMERGENCY lo abbiano reso più accessibile alle donne e accettabile agli occhi di tutta la popolazione.”
— Fabrizio Foschini, ricercatore dell’Afghanistan Analysts Network.
Quando EMERGENCY ha costruito il Centro di maternità di Anabah, per molte famiglie locali era impensabile che le mogli e le figlie lavorassero a stretto contatto con staff internazionale a causa del timore che il contatto con lo staff internazionale potesse rappresentare un rischio per l’integrità e la reputazione delle giovani donne impiegate. È stato necessario molto tempo affinché la popolazione lo accettasse.
Oggi, la presenza del personale internazionale è generalmente considerata dai pazienti un beneficio che migliora di molto le prestazioni mediche. Nonostante lo scetticismo iniziale, il Centro di maternità di EMERGENCY ha raggiunto la capacità di effettuare più di 600 parti al mese e il 70% delle intervistate ha dichiarato di aver scelto EMERGENCY proprio per la qualità di cure offerte.
“In 12 anni ho visto nascere migliaia di bambini, ma soprattutto ho visto nascere e crescere tante donne: le nostre ostetriche, le nostre infermiere, le nostre giovani dottoresse. Donne che hanno studiato, lavorato e lottato contro tanti pregiudizi e talvolta anche minacce, per costruirsi una professione che esercitano con passione, intelligenza e soprattutto empatia. Il Centro di maternità di Anabah è un mondo dove le donne si salvano a vicenda”.
— Raffaela Baiocchi, EMERGENCY Medical Division OB&GY
Le donne istruite che si dedicano a una carriera professionale sembrano avere la possibilità di cambiare il proprio ruolo all’interno della società afgana.
Una questione emblematica è rappresentata dalle decisioni sulla salute femminile, perché sono direttamente collegate alla libertà di movimento delle donne al di fuori della casa e altri luoghi “permessi”. Paradossalmente, è in questo campo che perfino le lavoratrici di EMERGENCY, a dispetto del loro background medico, riferiscono un livello di controllo maggiore da parte dei loro mariti.
L’istruzione sembra fare la differenza: solamente il 6,3% di donne analfabete prende decisioni in casa, rispetto al 21,1% di donne che hanno invece frequentato la scuola.
“Diventare soggetti attivi nella società. Questa è la rivoluzione delicata e silenziosa delle donne afgane. Attraverso la concretezza del nostro lavoro quotidiano, stiamo sostenendo questa grande battaglia. La reputazione di cui gode EMERGENCY tra la popolazione locale non solo ha garantito sostenibilità alle attività del Centro di maternità, ma ha anche contribuito a dare forma e sostanza a un nuovo ruolo delle operatrici sanitarie nella regione. Oggi le donne che lavorano con noi non sono più semplicemente ‘eccezioni tollerate’ ma stanno diventando velocemente membri rispettati dalle loro comunità, promotrici di cambiamento ed esempio per il superamento dei modelli tradizionali.”
— Rossella Miccio, Presidente di EMERGENCY.
Il Centro di maternità è quindi diventato un luogo dove le donne possono realizzare il loro ruolo sociale, come madri o come operatrici sanitarie, assumere un ruolo più attivo nel prendere decisioni sulla salute, perfino sfidare tabù sociali e scetticismo familiare e intraprendere un corso di studi o una carriera professionale.
L’esperienza del Centro di maternità di Anabah, inoltre, rafforza l’idea presentata dalle Nazioni Unite nel documento “Standards for improving quality of maternal and newborn care in health facilities”, pubblicato dal WHO nel 2016, che le strategie per ridurre i tassi di mortalità materna e neonatale debbano concentrarsi sulla qualità dell’assistenza sanitaria e non solo sulla solo disponibilità. Negli ultimi decenni, sono stati realizzati sforzi a livello globale per massimizzare le strategie di assistenza professionale alla nascita e il parto in strutture sanitarie, ma non sono stati sufficienti per ottenere risultati positivi sulla salute.
L’OMS ha definito la qualità dell’assistenza come “il livello in cui i servizi sanitari forniti agli individui e ai pazienti migliorano i risultati sanitari desiderati. Per realizzare ciò l’assistenza sanitaria deve essere equa, efficiente, centrata sulle persone” e a fare la differenza sono le infrastrutture, le risorse umane, le conoscenze e le capacità nell’affrontare le complicanze.
I risultati della nostra ricerca sottolineano e rafforzano il concetto per cui la qualità dell’assistenza sanitaria è un elemento centrale nel facilitare l’aumento dei parti assistiti da personale qualificato e i parti ospedalieri, così come nell’influenzare positivamente gli obiettivi della salute materna.