Dichiarazione comune delle ONG prima del Consiglio Europeo del 20-21 ottobre 2016
Al prossimo Consiglio Europeo del 20-21 ottobre, i leader dell’Unione Europea (UE) discuteranno i recenti sviluppi e l’avanzamento della strategia dell’UE in materia di migrazione. Ciò avviene in un momento in cui l’UE negozia il bilancio per il 2017 e intraprende la discussione sulla Relazione di metà mandato nell’ambito del Quadro finanziario pluriennale (QFP) e sul prossimo Consenso europeo per lo sviluppo.
Nel corso degli ultimi mesi, si è registrato un notevole cambiamento tanto che la cooperazione allo sviluppo dell’EU è stata indirizzata ad affrontare le cause della migrazione, sottintendendo che la migrazione sia un “problema” da “risolvere” o una “minaccia” da fermare. Tuttavia, la migrazione è ed è sempre stata un normale aspetto dell’esistenza umana. L’Agenda 2030 conferma che sviluppo e migrazione vanno di pari passo, e cerca di garantire una migrazione sicura, ordinata e regolare nel pieno rispetto dei diritti umani e di un trattamento umano dei migranti, a prescindere dal loro status. La necessità di una politica per lo sviluppo che tenga conto dei potenziali vantaggi di una mobilità in aumento, piuttosto che una politica finalizzata alla repressione, era già stata riconosciuta anche nella Dichiarazione di New York su rifugiati e migranti, firmata lo scorso mese dai leader mondiali.
Accogliamo quindi un approccio di cooperazione allo sviluppo che sia sensibile alla migrazione, come proposta nella Comunicazione “Vite dignitose”, che, in riferimento a situazioni di rifugiati “protratti”, promuove un investimento a lungo termine di risorse politiche e finanziarie dell’UE piuttosto che l’uso di un approccio umanitario “a breve termine” e di cicli di finanziamento in risposta a situazioni di “displacement” forzato, con una durata media di 17 anni. I bisogni di rifugiati e migranti devono essere integrati nei piani di sviluppo nazionali e devono basarsi su una accurata analisi socioeconomica regionale, al fine di determinare quali investimenti possano essere più vantaggiosi per le popolazioni più vulnerabili, indipendentemente dal loro status giuridico.
Tuttavia, quel che nella pratica vediamo è un totale ri-orientamento del programma europeo per sviluppo verso una gestione delle migrazioni – una Politica di Coerenza per lo Sviluppo al contrario – e verso quelle regioni da cui arrivano o transitano migranti e rifugiati. Sebbene questo aumento nell’attenzione e nel finanziamento di contesti fragili possa contribuire agli obiettivi di sviluppo, una preoccupazione-chiave sta nel “se” questo finanziamento sia diretto agli opportuni attori per il raggiungimento di opportuni obiettivi. In particolare, siamo seriamente preoccupati che politiche e finanziamenti dell’UE possano portare a o incoraggiare violazioni di diritti umani attraverso la gestione dei confini “a tutti i costi”. Siamo inoltre preoccupati che paesi che non accolgono i migranti, ma che da una prospettiva di sviluppo sono ugualmente in stato di bisogno, non riceveranno adeguati finanziamenti e investimenti a causa del cambiamento nella destinazione dell’uso del fondo per lo sviluppo UE per scopi, invece, di gestione delle migrazioni.
Infatti, questa tendenza è largamente riflessa nei flussi di finanziamento UE. Per citare alcuni esempi: 2 miliardi di euro all’Emergency Trust Fund per l’Africa, principalmente presi dal Fondo Europeo per lo Sviluppo; 3 miliardi di euro all’Emergency Facility per la Turchia che sarà incrementato da altri 3 miliardi di euro; 3 miliardi di euro per lo Strumento di Cooperazione allo Sviluppo al Fondo Europeo di Investimento Esterno per affrontare le cause delle migrazioni attraverso l’incoraggiamento di società a investire in contesti fragili; nel 2015, il 13.1% del fondo per gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (ODA) degli Stati europei è stato speso per rispondere alla crisi dei rifugiati nei loro stessi paesi, facendo sì che alcuni stati membri diventassero i primi beneficiari dei loro stessi aiuti.
Vorremmo avvertire che questo reindirizzamento su larga scala dell’Aiuto pubblico allo sviluppo potrebbe essere una inaccettabile contraddizione con l’impegno di usare la cooperazione per sradicare la povertà, come contemplato nel Trattato di Lisbona, e per ridurre la disuguaglianza. L’Aiuto è a beneficio delle persone che ne hanno bisogno e per la promozione dei diritti umani, e non dovrebbe essere usato per il controllo delle migrazioni. I finanziamenti UE dovrebbero essere trasparenti e rispettare principi stabiliti con chiarezza, come i principi di Busan sull’efficacia e i principi di Parigi su responsabilità e allineamento alle strategie dei paesi partner. È essenziale che questi finanziamenti siano erogati sulla base di solidi criteri che affondano le loro radici nei diritti umani – basati su approcci orientati alla cooperazione allo sviluppo e al bisogno piuttosto che alla convenienza politica.
Abbiamo a cuore l’impegno continuo dell’UE di spendere 0.7% del Reddito nazionale lordo nell’Aiuto pubblico allo sviluppo. Tuttavia questa somma assume un significato solo se utilizzata in modo genuino.
Sebbene riconosciamo che i bisogni delle regioni dove i finanziamenti summenzionati siano destinati sono alti, la motivazione a sostegno di questo cambiamento e il modo in cui la creazione di programmi per lo sviluppo con visione a lungo e ben costruiti sia stata messa da parte è preoccupante.
Infine, esprimiamo preoccupazione anche circa i segnali che il discorso europeo sul controllo delle migrazioni sta dando al resto del mondo, con riferimento alle intenzioni dell’UE e alla serietà con cui l’UE prende in considerazione i diritti umani e l’impegno per svilupparli.
Abbiamo la speranza che condividiate queste preoccupazioni da noi espresse e che possiamo contare sul vostro supporto per una cooperazione allo sviluppo forte, basata su principi e diritti umani, visto che l’UE negozia e concorda le sue quote di finanziamento alla luce del bilancio per il 2017 e la revisione del quadro finanziario pluriennale (QFP), così come le sue future politiche e programmazioni.
Vi porgiamo i nostri più cordiali saluti.
Le organizzazioni EMERGENCY, Care, Cordaid, CNCD, World Vision, Concord, Caritas Europa, Oxfam, Picum, Terre des Hommes, JRS Europe