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Dentro il mondo dei volontari di EMERGENCY con Stefania, Tiziano, Miranda, Paolo e Lorenzo

Nella Giornata mondiale del volontariato, abbiamo chiesto ai nostri volontari Stefania, Lorenzo, Paolo, Miranda e Tiziano di rispondere a cinque domande precise. Con le loro risposte, abbiamo scoperto di più della loro esperienza con EMERGENCY (di lunga o breve data), ma anche conosciuto i loro sogni, i loro ricordi tra pensieri che guardano al passato e al futuro.

Domanda numero 1 – Presentati!

Paolo

Ho 27 anni e sono originario della provincia di Bari, ma da 10 anni vivo al Nord. Sono stato a Trieste, a Pavia, e ora a Brescia, dove lavoro in ospedale come specializzando in medicina interna.

Tiziano

Sono Tiziano e nella vita faccio due lavori. Sono un formatore in ambito elettronico e della sicurezza e poi faccio un secondo lavoro: quello dello scrittore. Scrivo libri, sceneggiature, sono regista e attore.

Miranda

Ho 58 anni e vengo da Serrenti, un paesino della Sardegna. Nella vita sono una maestra. Ho due figli, un marito e un cane. Mi piace
parlare con le persone, ascoltare le loro storie. Insegno italiano, storia e geografia alle scuole elementari da 36 anni. Sono dentro la scuola praticamente da una vita.

Lorenzo

Ho 23 anni e sono al sesto anno di medicina a Padova, la mia seconda città dopo Napoli. Sono appassionato di basket, ho giocato e arbitrato per anni. Mi piacciono la lettura e il teatro.

Stefania

Sono marchigiana, di Fermo, lavoro in un’agenzia di viaggi, ho un bimbo di 5 anni e ho sempre avuto la passione per il volontariato e la militanza. Questo è tutto quello che riempie le mie giornate: lavoro, famiglia, volontariato e militanza.

Domanda numero 2 – Come hai conosciuto EMERGENCY?

Paolo

Conoscevo EMERGENCY di nome poi in quarta superiore, a Trieste, ho assistito con alcuni amici a un incontro in cui parlava Gino Strada. I primi passi nell’associazione però li ho mossi a partire dal 2013, quando ho incontrato di nuovo EMERGENCY nella Provincia di Foggia, dove era presente per portare cure ai braccianti delle campagne pugliesi. Quello è stato il traino che mi ha agganciato: ho sentito EMERGENCY più vicina e palpabile, e da allora ho abbracciato i principi che mette in pratica ovunque opera, dai Paesi lontani a qui, in Italia.

Tiziano

Il mio primo contatto con EMERGENCY è avvenuto in maniera totalmente casuale, durante una puntata in tv di “Quelli che il calcio…”. A un certo punto, insieme a Fabio Fazio, che allora era il presentatore, vedo entrare un uomo barbuto per un’intervista in studio: quell’uomo era Gino Strada. Man mano che l’intervista andava avanti, vedevo che quella persona non stava facendo nessuna pubblicità, non voleva vendere niente. Ci stava dicendo semplicemente: “Le persone che vivono in guerra stanno male. Noi dobbiamo aiutarle, fare qualcosa per loro.” Dopo aver visto quell’intervista, sono andato a cercare l’indirizzo della sede dell’associazione perché ero convinto di poter fare qualcosa anch’io.

Lorenzo

Sono entrato in EMERGENCY quando mi sono trasferito anche se già a Napoli la conoscevo. A casa arrivavano lettere e trimestrali, perché mia madre è sostenitrice. Ma io ero più piccolo, e non ero riuscito a far niente. A Padova, posso dire che ho trovato prima il Gruppo che casa. Sono stato invitato alla prima riunione a ottobre del 2014, appena una settimana dopo il mio trasferimento.

Stefania

15 anni fa ho visto un’intervista di Gino Strada in TV. In quel periodo ero abbastanza agitata per quello che sentivo in giro sul razzismo, la guerra e quando l’ho sentito parlare mi sono sentita meno sola. Sapere che in Italia c’era una realtà che si esponeva contro la guerra in maniera chiara mi ha colpito tanto. Così ho iniziato a cercare informazioni su EMERGENCY e da quel momento l’ho seguita ovunque. Avevo volantini di EMERGENCY dappertutto, andavo ai banchetti sotto il sole o con il freddo d’inverno… Ho stravolto la mia vita.

Miranda

Sono in EMERGENCY dal 2002. Ho cominciato con gli incontri Scuola del mio Gruppo territoriale praticamente quasi subito. Il mio
prima collega negli incontri era un altro volontario che nella vita di tutti i giorni è un ingegnere.

Domanda numero 3 – Torniamo al presente: parlaci della tua esperienza con EMERGENCY oggi…

Tiziano

Sono volontario da 20 anni e da sempre faccio parte del gruppo dei volontari di EMERGENCY che svolgono attività nelle scuole. Riuscire a dialogare con i giovani mi piace tantissimo. Soprattutto riuscire a guardare negli occhi quei ragazzi che tante volte ci sembrano disattenti. Sembrano, appunto, ma conservano un’attenzione superba. Una volta mi trovavo in un liceo artistico di Lodi. Prima di iniziare con l’attività, ho chiesto i nomi dei ragazzi e un’alunna della classe mi ha risposto prima col suo nome e poi dicendomi: “Non ho voglia di parlare”. Stava con la testa bassa sul banco, immersa nei suoi capelli ricci. Io intanto proseguivo l’attività, mentre lei ogni tanto alzava la testa e pian piano cominciava a rispondere e intervenire.
È stato bellissimo. Quando ti rendi conto che sei riuscito a toccare il cuore dei ragazzi, provi una sensazione bellissima. Perché sei riuscito finalmente a far capire loro che c’è uguaglianza, oltre la diversità.

Paolo

Due anni fa sono diventato Coordinatore dei Gruppi di volontari della Lombardia Sud Est e tutti i giorni vedo l’impegno che ciascuno di noi ci mette. Vedo la resistenza dei volontari come me. Siamo un po’ come degli avamposti, come i nostri Posti di primo soccorso in Afghanistan: intercettiamo persone per proporre insieme un’alternativa alla guerra e all’odio.
Stamattina ero in una scuola media nella provincia di Pavia a presentare il nostro spettacolo teatrale StupidoRisiko. Riflettere insieme alle giovani generazioni per capire come ci si può attivare per cambiare lo status delle cose è molto stimolante. Dai più giovani ai più anziani, dobbiamo agitare le coscienze, mettere dei punti interrogativi nelle menti delle persone, per capire cosa possiamo fare.

Miranda

Prendo parte agli incontri Scuola di EMERGENCY nelle scuole primarie. Per catturare l’attenzione degli alunni, spesso racconto storie, come quella della “Strabomba”, una delle mie preferite. In questa storia un aviatore è incitato a gettare una grande bomba su una città, ma si rende conto che quello che i “capoccioni” cercano di fargli fare non ha un fondamento. L’aviatore vede solo persone che lavorano, o che giocano. Non “nemici”. Non vedendo nessun pericolo, decide di lasciar perdere e se ne va.
Con la “Strabomba” cerchiamo di spiegare che il potere è sempre alla ricerca del nemico. Siamo così impegnati a trovare il nemico a tutti costi che non ci rendiamo conto che il nemico, in realtà, non esiste. Proponiamo ai più piccoli una cosa semplice quanto difficilissima: basterebbe rendersi conto che il nemico non esiste per smettere di fare guerre.

Stefania

In questi anni sono cambiate tante cose nella mia vita: ho traslocato quattro volte, ho cambiato lavoro, mi sono trasferita in un’altra città, ho avuto un figlio ma, anche se ci sono stati dei periodi in cui ho rallentato, non ho mai smesso di fare la volontaria.
Nonostante tutto, mi sono resa conto che far parte di EMERGENCY è fondamentale per me.
E con il Progetto Sisma, nelle zone del “cratere” e quindi di casa mia, mi sono attivata ancora di più. Ho cercato di dare tutto il supporto che potevo, offrendo il mio tempo, distribuendo volantini, mettendo in contatto l’Associazione con le realtà locali che conoscevo. La presenza del Programma Italia di EMERGENCY in queste zone, non solo per le cure mediche ma soprattutto per il supporto psicologico, mi riempie di orgoglio.

Lorenzo

Oggi sono referente del Gruppo dei volontari universitari di Padova. Insieme a loro mi sono trovato a organizzare gli eventi più disparati: conferenze, spettacoli, aperitivi, una caccia al tesoro… Ho a che fare principalmente con i docenti e le associazioni studentesche, specialmente delle facoltà di Medicina e Scienze Politiche: settimana prossima, per esempio, organizzeremo un aperitivo per gli studenti Erasmus… Ci capita spesso di parlare a persone diverse, che non sanno cosa fa EMERGENCY.
Quando succede, siamo felici perché significa che stiamo amplificando il nostro messaggio.

Domanda numero 4 – Un ricordo che vuoi condividere con chi sta leggendo

Tiziano

Una volta mi trovavo in una scuola della provincia di Milano, durante un’autogestione. Ero in una sala strapiena di studenti. Cominciai a raccontare aneddoti e storie dei nostri progetti, come quella di un paziente giovane in Afghanistan che dopo essere stato dimesso è tornato da solo in ospedale, si è rinfilato il pigiama e si è rimesso nel suo letto in reparto perché non voleva andarsene: l’ospedale era diventata la sua casa. In questo modo ho catturato completamente la loro attenzione, in modo semplice: non avevo parlato a loro di diritti in modo astratto; con quella storia, così particolare, il diritto glielo avevo fatto quasi assaggiare… avevo accorciato le distanze tra me e loro.

Paolo

Mi ricordo di quando nel 2015, a Pavia, abbiamo organizzato un concerto dei 99 Posse: era la prima cosa “grossa” che organizzavo come volontario. Avevo 23 anni ed è stato molto impegnativo, per cui quando ho visto che ha funzionato ero davvero contento. Se posso aggiungerne un altro episodio significativo, direi la crescita del gruppo di volontari di Pavia, siamo partiti in 4 e ora siamo in 30… Questo è un bel risultato, un ricordo “dolce” che ci da tanta forza.

Miranda

Ricordo un incontro particolare che abbiamo organizzato insieme agli educatori dei ragazzi disabili dell’associazione ANFFAS. È stato emozionante vedere che con il loro cuore avevano organizzato un mercatino di Natale con piccoli manufatti dedicandoli a persone, le vittime della guerra, che secondo loro vivevano in condizioni peggiori. Ricordo che parlammo a loro di EMERGENCY leggendo le
poesie di Gianni Rodari.
Quando parli ai bambini di guerra e di diritti, devi farlo “in punta di piedi”. Le storie e le immagini ci aiutano a raccontare questi temi. Solo in questo modo riusciamo a parlare di concetti grandi come quelli con cui EMERGENCY ha a che fare. E i bambini interagiscono, rispondono, colgono cose che forse nemmeno gli adulti sanno cogliere.

Lorenzo

Mi trovavo al mio secondo banchetto con EMERGENCY. Faceva molto freddo, eravamo stati invitati come Gruppo a una festa in piazza a Padova. A un certo punto, una signora sua figlia si avvicinano al nostro gazebo per farci alcune domande. Mentre parlo con la madre, la bambina, avrà avuto 7 anni, comincia a sfogliare un numero del nostro trimestrale e a leggerne alcune parti. Dopo qualche minuto alza la testa verso di noi dicendo: “La guerra è una brutta cosa”. Quella frase, uscita dalla sua bocca, ci ha svoltato letteralmente la giornata.

Stefania

La prima cosa che mi viene in mente è la conoscenza di Mario Dondero, il fotoreporter scomparso qualche anno fa. Quando l’ho sentito parlare di EMERGENCY e dell’amore che trasmetteva per l’Associazione ha rafforzato ancora di più la mia convinzione di essere nel posto giusto.

Domanda numero 5 – Come ti vedi tra 10 anni?

Paolo

Ho scelto di studiare medicina perché ho sempre avuto in mente l’idea di lavorare nel campo umanitario; quindi fra 10 anni mi piace pensare che sarò anche io un medico di EMERGENCY. Questa è la mia stella polare: continuare a impegnarmi per agitare la mia e le altre coscienze.

Miranda

Tra dieci anni mi vedo ancora qui, con EMERGENCY, perché ne condivido obiettivi e ideali. Sono anche molto ottimista, perché credo nelle nuove generazioni. Sicuramente continuerò a portare avanti la mia attività nelle scuole perché siamo noi a dover indicare una strada per il loro futuro. Noi, come adulti, abbiamo fallito.

Lorenzo

Non so di preciso dove sarò, se in Italia o in qualche parte del mondo. Dovunque sarò, cercherò di far parte sempre di EMERGENCY. Se dovessi trasferirmi in una città in cui non c’è ancora un Gruppo volontari di EMERGENCY, lo fonderò. Se dovessi essere altrove, vorrei essere in Afghanistan, al fianco delle vittime della guerra. È quello il progetto di EMERGENCY a cui tengo di più e dove vorrei, un giorno, lavorare.

Stefania

Il mio futuro sarà sicuramente complicato, un po’ come è sempre stata la mia vita. Mi vedo ancora impegnata come volontaria perché per me è linfa vitale. Spesso è EMERGENCY che aiuta me, e non il contrario. Fare una piccola cena di raccolta fondi o confrontarsi con qualcuno che cambia prospettiva dopo aver parlato con te, mi dà una grande soddisfazione. Vorrei però che EMERGENCY non ci fosse più fra 10 anni, perché vorrebbe dire che non ci sarà più bisogno di noi, ma se così non fosse sono certa che
continuerò a portare il mio contributo.

Tiziano

Mi piacerebbe non dover più fare il volontario, diventare inutile perché di EMERGENCY, nel mondo, non ci sarà più bisogno.

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