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“Voi italiani salvate persone. Grazie”

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“Avrei voluto fare di più, ma sono riuscito a salvarne solo due”. T. prende un block notes e mi scrive i due nomi delle due bambine: R., di 4 anni, e A., di 7. Conosceva molto bene le loro famiglie.

Sono le 10 del mattino e il sole è già alto. Fa caldo al porto di Augusta, ma per fortuna il vento che soffia dal mare aiuta a non soffocare. Avevo già visto T. il giorno prima, mentre sbarcava dalla Clipper Hebe con una bambina addormentata in braccio. Pensavo fosse sua figlia.

Racconta che non ha chiuso occhio per tutta la notte. “È stato terribile, è come se il naufragio non fosse finito, mi sento ancora sulla barca e ho paura che da un momento all’altro si apra la terra sotto i miei piedi e io possa precipitare”.

Racconta delle centinaia di persone che sono precipitate in acqua. La prima bambina che ha salvato, R., era partita con il padre, la madre, la sorella e il fratello. Sono tutti morti durante il naufragio. Mi chiede di segnalare al medico che la bimba ha problemi respiratori. Anche A. era partita con tutta la famiglia. È rimasta sola anche lei dopo il naufragio. Mi chiede di occuparmi di loro, io lo rassicuro dicendogli che entrambe avranno qualcuno che si prenderà cura di loro. “Grazie”, dice, “voi italiani salvate persone. Siete un gran popolo. Grazie”.

– Fabrizio, psicologo di EMERGENCY in Sicilia