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Ritorno a Erbil

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Il paziente numero uno lo abbiamo curato diciannove anni fa: era un’altra guerra, era un altro tempo. Migliaia di feriti sono passati per le mura di questo ospedale e per queste sale operatorie. Nel 2005 avevamo lasciato la gestione dell’ospedale alle autorità locali, che lo hanno gestito autonomamente senza problemi, ma negli ultimi due anni il protrarsi della crisi in Kurdistan lo ha messo in ginocchio. Non ci sono più risorse.

Siamo tornati qui, nell’Emergency Hospital, per aiutare i medici e gli infermieri locali a curare più persone possibile: non vogliono più dover rifiutare pazienti al cancello e non vogliono più trovarsi senza materiale per curare i feriti. Vogliono semplicemente poter curare chiunque ne abbia bisogno.

Le ferite di oggi sono le stesse di quelle che abbiamo visto anni fa. Mine, proiettili, esplosioni. Oggi i pazienti arrivano da Mosul: migliaia di feriti si sono riversati a Erbil e gli ospedali locali, già in crisi, non sono in grado di gestire questa nuova emergenza. Insieme riapriremo tutti i reparti raddoppiando la capienza dell’ospedale, faremo in modo che ci siano sempre farmaci e materiali a sufficienza, metteremo lo staff in condizione di curare tutti i feriti di questa ennesima guerra”.

— Emanuele, dall’Iraq, ci racconta l’inizio del nostro nuovo programma di chirurgia di guerra a Erbil.