“Venite quaggiù”
“Venite quaggiù”, cantava Vianello nel ’63.
E veniteci allora. Gente comune, curiosi, chi parla di “migranti comuni ed economici”, semplici cittadini, chi dice “non sono razzista ma..”, politici televisivi e gente interessata davvero agli altri.
Venite tutti, vi prego. Venite in Afghanistan. Venite a vedere Lashkar-gah. No, non è difficile, qualche ora d’aereo, neanche molto.
Veniteci perché venendo la rendete reale, vi renderete conto che esiste, che ci sono gli abitanti, i ragazzi, le donne, gli uomini che vanno a lavorare, le macchine, i negozi, la stazione dei pompieri. C’è pure uno stadio per il cricket, che qui va molto.
Ma questa città non esiste, almeno finché “noi”, quelli dalla “parte giusta” del mondo, non la conosceremo.
Io è la terza volta che ci vengo, la prima è stata nel 2011. Conosco un sacco di gente qui, perlopiù il personale del nostro ospedale, conosco il nome dei loro figli, le loro abitudini, so chi fuma e chi no, chi è sposato, che marca di motorino hanno.
Esattamente come succede con i colleghi in Italia.
Solo che qui quando uno di loro mi parla di come vanno le cose in città, anziché rispondere “davvero?”, “spiegami meglio…” forse dovrei dirgli la verità. Dovrei dirgli “lo sapete che Lashkar-gah non la conosce nessuno, solo voi? Lo sapete che siccome nessuno sa dove state non esistete per nessuno? Siete un po’ come dei fantasmi”.
E come i fantasmi, Lashkar-gah ogni tanto batte un colpo. Come è successo settimana scorsa.
Alle 11.50 circa di giovedì è saltata un’auto alla Kabul Bank, a 150 metri dal nostro ospedale. È saltato qualche vetro, un po’ di calcinacci in giro, un pezzo di contro-soffitto è venuto giù. Più tardi, abbiamo trovato anche pezzi di automobile in giardino.
Poi sono arrivati i fantasmi: 80 persone circa, tutti fantasmi in carne e ossa, anche se dilaniati. Molti urlavano, alcuni no, alla maggior parte mancavano dei pezzi, molti erano tutti neri perché erano bruciati, qualcuno camminava coi vestiti a brandelli. Ci siamo accorti solo dopo ore che camminando si scivolava, sul pavimento c’era solo sangue.
Ventisei di loro non ce l’hanno fatta, una quarantina ha ricevuto un intervento chirurgico. Abbiamo dovuto attrezzare una sala operatoria in più, aggiungere letti nei reparti, abbiamo chiesto ai parenti di donare sangue.
I fantasmi in divisa di EMERGENCY, i nostri colleghi afgani, hanno lavorato per tutto il giorno. Molti di loro erano a casa, fuori servizio, hanno sentito il botto e sono venuti a dare una mano senza che nessuno li chiamasse.
Dite la verità, se vi esplodesse una bomba in città uscireste di casa lasciando consorti e figli, per andare a lavoro anche se non chiamati? Molti di loro sono rimasti lì tutto il giorno.
Sapete, di colpi come questo Lashkar-gah ne batte molti, da un sacco di anni, e l’ospedale di EMERGENCY dal 2004 li ha sentiti tutti. Voi da lì non ne avete sentito nemmeno uno, vero? Ah, già. Lashkar-gah non esiste, è come Gotham City.
Venite quaggiù vi prego, anche senza spostarvi. Veniteci con un pensiero. Alla gente del posto basterebbe già sapere che per voi non sono dei fantasmi.
– Roberto, infermiere di EMERGENCY in Afghanistan