Spesso è difficile da descrivere con semplici parole
Non capita tutti i giorni di rincontrare ex pazienti e ascoltarli mentre ci raccontano della loro nuova vita quotidiana. E spesso è difficile da descrivere con semplici parole.
La storia di oggi parla proprio di un incontro simile: non di quello che è successo, ma dell’emozione che abbiamo provato. Dopo 13 anni Arazoo è tornata a farci visita nel nostro Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale di Sulaimaniya, in Iraq.
L’abbiamo conosciuta nel 2005, quando abbiamo costruito la sua prima protesi, alla mano amputata a causa di una malattia congenita.
Vi state chiedendo perché è così indaffarata con queste stoffe? Mette in pratica il mestiere che ha imparato seguendo uno dei nostri corsi di formazione professionale e che ogni anno coinvolgono ex pazienti amputati o disabili, come lei.
“Grazie a questo corso e a voi ho potuto imparare un lavoro adatto alla mia disabilità. Oggi riesco a produrre gli abiti per i miei clienti, che sono diventati tanti e sono soddisfatti” – ci racconta parlando della sua bottega di sartoria che ha potuto aprire sotto casa grazie al nostro sostegno.
Quello per cui ogni giorno Arazoo si impegna è molto più di un semplice “lavoro”. Non lo capiamo solamente dalla passione con cui tocca e lavora i tessuti, ma dalla frase che sceglie prima di salutarci di nuovo: “Un giorno mi auguro che mia figlia inizi a lavorare insieme a me.”
Ecco, vedete: noi tutto questo non lo chiamiamo solo “monitoraggio delle condizioni dei pazienti” o, in gergo, tecnico “follow-up”. Ci piace anche – e soprattutto – chiamarlo “orgoglio” e “cura che va oltre la cura”.