“Spero di tornare a Mosul e avere una vita normale”
Sono trascorsi poco più di dieci giorni da quando le forze di sicurezza irachene hanno ufficialmente dichiarato la città di Mosul libera dall’ISIS. Quasi mille giorni di assedio, nove mesi di battaglia, oltre 5.536 edifici danneggiati, una popolazione distrutta. Bisognerà rimuovere le macerie e gli ordigni esplosi, ricostruire strade, case, luoghi di culto. Sono drastici i danni causati dal conflitto, così intenso da esser stato paragonato alla seconda guerra mondiale. Il primo danno, quello più grave, ha senza dubbio a che vedere con le perdite umane.
“Vivere a Mosul durante i combattimenti è stato estremamente difficile, non solo per le continue violenze delle quali siamo stati vittime e testimoni per tre anni, ma perché siamo stati privati della libertà. Io avevo un lavoro, ero un ingegnere, ma l’assedio ha creato migliaia e migliaia di disoccupati che adesso, come me, non hanno più niente”.
Risponde così Hazim, uno dei pazienti dell’Emergency Hospital, quando gli chiedo “com’era vivere a Mosul?”. È qui con sua figlia, che ha 5 anni e ha subito gravi danni alle gambe durante un tentativo di fuga da Mosul. Entrambi feriti perché rimasti intrappolati in un fuoco incrociato.
“Voglio solo che mia figlia e la mia famiglia tornino ad avere una vita normale, questo è tutto quello che spero. Che della Mosul che abbiamo vissuto in questi anni non resti niente nei loro ricordi”.
– Rossella, staff di EMERGENCY