“Possiamo tornare, ci stanno aspettando”
Miriam è un medico di base ma anche, e soprattutto, la mamma di Peace.
Quando la sua bambina, all’età di due anni, ha cominciato a soffrire di gravi convulsioni e a diventare cianotica, i medici che l’hanno ricoverata le hanno diagnosticato una patologia cardiaca congenita: la tetralogia di Fallot, conosciuta anche come “sindrome del bambino blu”.
Solo un’operazione chirurgica avrebbe potuto correggere la malformazione al cuore di Peace. Per cercare di salvare la vita alla piccola, i suoi genitori hanno iniziato a fare tutto il possibile; come tentare un trasferimento in India, però irrealizzabile.
Col tempo, le condizioni fisiche di Peace hanno cominciato a peggiorare: la piccola si sentiva sempre più debole, perdeva spesso conoscenza; il livello di saturazione dell’ossigeno nel suo sangue raggiungeva valori molto bassi, che la costringevano a fare affidamento a una bombola dell’ossigeno per respirare.
“Eravamo distrutti – racconta Miriam – andavamo avanti con la terapia e pregavamo.”
Oggi Miriam racconta la storia della sua Peace nel nostro Centro Salam di cardiochirurgia di Khartoum, in Sudan. Dalla Nigeria – il Paese in cui abitano – sono arrivate fin qui alla fine di ottobre con il Programma regionale di pediatria e cardiochirurgia grazie al quale possiamo curare in Africa bambini come Peace, che con EMERGENCY non condivide solo la sua storia di guarigione, ma anche un nome importante. Il suo nome significa proprio “pace”, come la parola “Salam”, il nome che abbiamo dato al luogo in cui l’abbiamo curata e operata all’inizio di novembre, e dove Peace, finalmente, si è ripresa del tutto.
“Quasi non ci credo”, ci dice Miriam con le lacrime agli occhi, guardando sua figlia. “Ora possiamo tornare a casa e avere una vita normale. Peace potrà andare a scuola. Non so come posso ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per lei e per la nostra famiglia”. Vedendola piangere, Peace le domanda: “Mamma, è tutto ok? Dobbiamo prendere un’altra bombola d’ossigeno per quando toneremo a casa?”.
Miriam si scioglie in un sorriso: “No, va tutto bene ora, non avrai più bisogno di bombole di ossigeno. Possiamo tornare a casa. Papà e tua sorella Divine ci stanno aspettando”.