Per non lasciarli soli
“Per fare questo lavoro servono uno stato mentale e fisico ben saldi. Anche se ci sono giorni difficili, non mi sono mai arresa e mi impegno quotidianamente per far percepire ai nostri pazienti che si possono fidare di noi, e che non li lasceremo mai soli.”
A 20 chilometri dalla capitale del Sudan, Khartoum, Stoja lavora come Coordinatrice medica nel nostro Centro pediatrico di Mayo.
In quest’area le condizioni di vita sono disastrose: centinaia di migliaia di sfollati interni e rifugiati provenienti dagli altri stati del Sudan e dai vicini Chad, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan vivono senza acqua corrente e adeguate condizioni igienico-sanitarie. Insieme alla malnutrizione, la mancanza di servizi igienico-sanitari di base rappresentano le cause principali di epidemie e morte.
Sono tantissime le zone a rischio allagamento che circondano il Centro e le alluvioni, che si ripetono ciclicamente fra giugno e ottobre, provocano tutti gli anni enormi danni alle abitazioni e alle strade.
In quei mesi le condizioni di vita peggiorano ancora di più: la diffusione di patologie per trasmissione idrica aumenta, cresce il numero di bambini malnutriti, si intensificano gli spostamenti delle persone dai villaggi ai centri urbani, si inaspriscono gli scontri fra le comunità per accaparrarsi le poche risorse disponibili. “Nei mesi più critici registriamo dei picchi nei casi di malattie respiratorie, diarrea e malaria” – spiega Stoja.
Le forte precipitazioni, i terreni e le vie di comunicazione inagibili e la mancanza di impianti di drenaggio efficienti, per impedire le inondazioni, rendono molto difficoltosi anche gli spostamenti del nostro staff. Per questo motivo, alla fine di questa estate, abbiamo dovuto sospendere le attività del Centro per qualche giorno.
“Per fortuna, in poco tempo, siamo riusciti a evitare danni alla struttura e a tornare operativi a pieno regime, continuando a fare di tutto per garantire la nostra presenza e dare risposte sanitarie adeguate e tempestive — continua Stoja — anche se in questo contesto l’emergenza sanitaria globale per l’epidemia di Covid-19 non ha fatto altro che esacerbare la già precaria vita delle persone.
“In luoghi come Mayo è necessario rafforzare le infrastrutture, così da rendere accessibili a tutti i servizi che il nostro staff offre già gratuitamente e senza discriminazioni. Le famiglie che incontriamo seguono attentamente le indicazioni sulle norme igienico-sanitarie da adottare, che diffondiamo regolarmente attraverso le sessioni di promozione e prevenzione sanitaria.
Le madri dei nostri piccoli pazienti si impegnano al massimo per rispettare le regole, ma i rischi e la difficoltà di metterle in pratica all’interno delle loro tende, spesso affollate, sono inevitabili: nelle condizioni in cui vivono, anche un gesto semplice come lavarsi spesso le mani con acqua e sapone sembra quasi impossibile.”
Nel Centro pediatrico garantiamo visite ambulatoriali, screening nutrizionali, cure pre- e post-natali, servizi di pianificazione familiare, vaccini a bambini e donne incinte. Ci facciamo carico degli esami di laboratorio e delle visite specialistiche per i pazienti che necessitano di essere trasferiti in altre strutture sanitarie.
“Qui, a Mayo, sembra che la popolazione non abbia il diritto di vedere la fine delle difficoltà perché i problemi, anziché diminuire, aumentano. Eppure — conclude Stoja — è proprio in momenti critici come questi che mi ricordo perché sono qui con EMERGENCY: dedicare il mio lavoro alla salute di chi ha bisogno.”
Il progetto Prevenzione e supporto sanitario durante la stagione delle piogge 2020 nell’area di Mayo è finanziato dalla Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) nell’ambito delle iniziative di Primissima Emergenza.
