“Papà, stanno combattendo”
“Se mi sento sicuro a Kabul?”
Hedayat esita prima di rispondere alla mia domanda. Sorride, come per dire: “No, certo che no. Ma è casa mia, ci provo.”
Quello che dice non mi sorprende. Chi vive in zone colpite dalla guerra e dalle conseguenze dei conflitti, non ha molta scelta: fuggire o restare, continuando a vivere nel migliore dei modi concepibili.
Hedayat lavora al Centro Chirurgico di EMERGENCY a Kabul fin dalla sua apertura, nel 2001. Ha iniziato subito dopo la laurea in farmacia all’Università di Kabul. È responsabile della gestione della farmacia, grazie a cui tutti i centri sanitari di EMERGENCY in Afghanistan sono sempre provvisti di farmaci e attrezzature necessarie per poter garantire assistenza alla popolazione.
“Provo a vivere una vita normale, perché Kabul è la mia casa, ho il diritto di farlo. Vengo ogni giorno in ospedale in bicicletta, nonostante il traffico e i rischi che si corrono in strada in questa città. Non mi preoccupo per me, ma per la mia famiglia. Alcuni giorni fa ci siamo svegliati nel bel mezzo della notte a causa di uno scontro da arma da fuoco. Mia figlia di 6 anni mi ha detto: ‘Papà stanno combattendo’. Sapere che tutto questo faccia parte della sua quotidianità mi rende molto triste”.
— Rossella, da Kabul