“Non riesco a immaginare nessun futuro”
“Ho detto ai miei figli di non uscire di casa” ci racconta Jalad Khan, seduto sulla sedia a rotelle davanti al reparto in cui è ricoverato. Ha paura per sua moglie e per i suoi 7 figli che vivono a Darkh, dove la violenza è quotidiana.
Lui stesso ne ha vissuto sulla pelle le conseguenze.
“Negli ultimi 20 anni, nel mio villaggio non ci sono stati altri episodi come quello che mi ha coinvolto. Nell’ultimo mese, invece, sono esplose tre bombe e cinque persone che conoscevo sono morte. Alcuni dei miei amici sono scappati con le loro famiglie, altri hanno deciso di rimanere nel villaggio”.
Jalad è un contadino. Insieme ai suoi due fratelli coltiva pomodori, cipolle e patate nelle campagne del suo villaggio.
Mentre rientravano a casa per pranzare, un ordigno artigianale è esploso vicino alla loro macchina.
Jalad Khan ha riportato gravi ferite agli arti inferiori e allo stomaco.
Suo fratello maggiore lo ha caricato sulle spalle portandolo alla clinica più vicina. Dopo aver ricevuto le prime cure è stato immediatamente trasportato al nostro ospedale a Kabul, dove è arrivato in condizioni critiche.
A causa delle lesioni, abbiamo dovuto amputargli la gamba destra.
Jalad non vuole lasciare la sua terra, l’unica fonte di sostentamento per la sua famiglia e l’unica possibilità di futuro per i suoi sette figli, ma oggi non riesce a immaginare nessun futuro.
Le attività dei Posti di primo soccorso e dei Centri chirurgici di EMERGENCY per vittime di guerra a Kabul e Lashkar-gah sono co-finanziate da Protezione civile e aiuti umanitari dell’Unione Europea (ECHO).