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“Non posso immaginare cosa significhi perdere tutto”

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Ghamgen, una delle infermiere irachene di EMERGENCY nel campo profughi di Ashti

Oggi nel Kurdistan iracheno è festa nazionale. Si celebra la caduta del regime di Saddam Hussein, che fino al 9 aprile 2003 represse sistematicamente la popolazione curda.

Ma Ghamgen è a lavoro anche oggi. È un’infermiera e, come tutti gli altri giorni, dalla vicina Sulaimaniya va a lavorare in uno dei nostri Centri sanitari nel campo di Ashti, nell’area di Arbat.

Le tende che compongono i campi sono casa per oltre 18.000 persone, profughi iracheni e siriani che rappresentano una piccola parte di tutti coloro che, in fuga dalle violenze nel loro Paese, si sono rifugiati in Kurdistan.

“Ho iniziato a lavorare per EMERGENCY un anno fa. In questa clinica offriamo cure pediatriche e assistenza prenatale e postnatale per le madri del campo. Sono fiera di accogliere queste persone, perché hanno bisogno di noi. Questa settimana, ad esempio, abbiamo visitato 108 bambini, molti dei quali sono nati proprio all’interno del campo.

Nel campo di Ashti, inoltre, conduciamo delle campagne di sensibilizzazione. Gli Health Promoter spiegano le corrette pratiche di educazione igienico – sanitaria agli abitanti del campo passando tenda per tenda. E sono oltre 2.700”.

Dal 2003 a oggi, dopo oltre un decennio di relativa stabilità e di crescita economica, il Kurdistan iracheno continua la corsa a ostacoli di uno stato mai nato tra il vicino conflitto di Mosul, la crisi economica e la gestione del flusso di persone in fuga.

“A causa della crisi è molto difficile trovare un lavoro, soprattutto per gli abitanti dei campi. Alcune mamme non hanno neanche i soldi per potersi permettere di comprare il latte. Anche io ho una bambina di un anno, non posso immaginare cosa significhi perdere tutto. Voglio fare la mia parte per assicurarmi che non perdano anche il diritto alle cure“.