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Kabul, uno dei peggiori attentati dal 2001

L’attentato di ieri a Kabul è uno dei peggiori che ricordiamo dal 2001. Un’esplosione talmente forte da far cadere a terra alcune persone nel nostro ospedale, che si trova a circa 500 metri, e da fare danni alla struttura. Ma poco importa per quello, la priorità è stata fin dal primo momento curare i feriti.

I numeri sono enormi: solo da noi 76 pazienti ricoverati e operati, 7 morti all’arrivo e altri 4 che non ce l’hanno fatta – le loro ferite erano troppo gravi. Altri, i “più fortunati”, sono stati medicati in pronto soccorso e dimessi. Per tutta la giornata, davanti al nostro ospedale, un fiume di persone chiedeva informazioni sui propri cari: è ricoverato qui? Come sta? Ce la farà?

Ecco che cos’è la guerra. È odore di sangue, di feci, di urina. Sono i lamenti e le urla delle vittime, le lacrime dei loro cari, è doversi ritenere fortunati per aver riportato “solo ferite minori”. È cercare di vivere una vita quanto più normale possibile sapendo che da un momento all’altro tutto può trasformarsi in tragedia. Sono miliardi di euro spesi, per cosa? Per 15 anni di morti, feriti, vedove, orfani, sfollati e rifugiati, vite distrutte.

Ieri i nostri colleghi a Kabul hanno fatto uno sforzo gigantesco: senza mai fermarsi nemmeno per un attimo sono riusciti anche a trovare il tempo di tenerci aggiornati su cosa stava succedendo. E continueranno a curare le vittime anche oggi, e domani, e dopodomani, e il giorno dopo ancora, finché ci sarà bisogno.

La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.