In Sierra Leone la produzione del sapone è una minaccia per i bambini a causa della soda caustica
Nel 2004, un progetto di sostenibilità per la produzione del sapone fatto in casa è stato avviato in Sierra Leone. Nato con le migliori intenzioni ma senza tenere conto del contesto in cui si sarebbe sviluppato, si è rivelato una silenziosa minaccia per molti bambini.
La soda caustica, materia prima per questa produzione casalinga di sapone, è un composto chimico che in forma solida può essere confuso per zucchero o sale, mentre allo stato liquido è uguale all’acqua. Per facilitare il processo di saponificazione viene conservata in bottiglie aperte, per ore, in posti che spesso rimangono alla portata anche dei bambini.
Fatu, 11 anni, è denutrita in seguito all’ingestione accidentale di soda caustica. È stata sottoposta alla procedura di dilatazione dell’esofago e all’intervento di gastrostomia nel Centro chirurgico di EMERGENCY a Goderich.
L’ingestione accidentale di soda caustica è ancora oggi una delle principali cause di ricovero dei pazienti più piccoli del nostro Centro chirurgico di Goderich. Il risultato di questa ingestione sono gravi ustioni all’esofago che necessitano di più trattamenti, interventi chirurgici e di un lungo periodo di degenza.
Difficile per le madri tenerla fuori dalla portata dei bambini che scorrazzano liberamente di casa in casa: la produzione del sapone, da 18 anni a questa parte, fa centinaia di vittime all’anno nel Paese. Solo nel 2021, nel nostro ospedale abbiamo ricoverato più di 140 nuovi pazienti, quasi l’80% con meno di 5 anni.
Un anno prima di questo scatto, Medisha Macavoray ha bevuto accidentalmente soda caustica a casa dei vicini.
Il Programma Soda di EMERGENCY, per curare le ustioni all’esofago
L’ingestione della soda caustica “è un problema serio e di massa”, racconta Kamanda, health promoter del nostro ospedale, “che però fatica a raggiungere l’opinione pubblica in Sierra Leone. Combattiamo questa ignoranza sul tema raccontando la sofferenza delle vittime e puntando sulla prevenzione, ma non basta”.
In una bidonville della Sierra Leone, una donna lavora alla preparazione del sapone con la soda caustica.
Il “Programma Soda”, attivo nel nostro Centro, ha la duplice finalità di curare le vittime e sensibilizzare l’opinione pubblica. Unico in tutto il Paese, l’ospedale di EMERGENCY è in grado di effettuare la procedura di dilatazione dell’esofago necessaria a permettere a questi bambini di continuare ad alimentarsi, o riprendere a farlo nei casi più gravi.
Inoltre, “Facciamo campagne sulla prevenzione”, racconta Maryrose, responsabile del Programma Soda. “Sensibilizziamo sui rischi della produzione del sapone a casa e diamo informazioni sul nostro lavoro, in modo che le famiglie sappiano a chi rivolgersi quando accade questa disgrazia: in quei momenti è importante non perdere tempo prezioso. A volte, invece, ci capita di visitare bambini portati da noi mesi dopo l’incidente, denutriti, in punto di morte”.
Una donna mostra la bottiglia in cui tiene la soda caustica durante la preparazione del sapone.
Come funziona il trattamento di dilatazione dell’esofago
In sala operatoria, Momcilo (anestesista) e Sia e Hannah (infermiere). Fatu, 11 anni, ha ingerito soda caustica.
Per curare le ustioni di solito è necessario un ciclo di 3-6 trattamenti di dilatazione dell’esofago, una ogni 6-15 giorni. Si passa poi a un controllo mensile, che verifica che i risultati raggiunti siano duraturi: il successo dei trattamenti viene valutato sulla base della risposta a una dieta “soft” (a base di pappe e alimenti morbidi) che viene proposta ai pazienti.
Per i bambini che non riescono a tollerare questa dieta è necessario trovare una soluzione alternativa: viene perciò effettuata una procedura chirurgica chiamata gastrostomia, con cui si crea un’apertura nell’addome e nello stomaco per far passare un tubo per la nutrizione artificiale. EMERGENCY offre alle famiglie dei cibi facili da tollerare per i bambini, formandole anche su come prepararli e somministrarli per evitare ulteriori complicanze.
Salliu Jalloh, 7 anni.
La gastrostomia non è sempre una soluzione permanente: se il bambino risponde bene, si continua anche con i cicli di dilatazioni dell’esofago. La gastrostomia può essere eliminata quando per un anno di fila i piccoli pazienti dimostrano di riuscire a gestire un’alimentazione normale: è la conferma del successo dei trattamenti.
Le attività del Centro di Goderich sono sostenute da Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.