“Il modo più umano e coinvolgente di essere un volontario”
La prima volta che Francesco mi ha accompagnato nel giro di distribuzione dei pacchi che consegniamo con il progetto “Nessuno Escluso”, era felice ed emozionato allo stesso tempo.
Alla prima consegna, una signora senegalese ci apre la porta con un sorriso che vale più di mille parole. Mentre la saluto si affaccia al portone per ringraziare anche Francesco, che mi aspetta in macchina.
Proseguiamo con il giro e intanto, durante il viaggio, ecco squillare il telefono. È T., ci avvisa di non aver più bisogno del pacco: ha trovato un lavoro! Una bella notizia che ci dà speranza e voglia di continuare. Intanto Francesco sorride mentre seguiamo la strada per raggiungere il prossimo quartiere: Tor Bella Monaca.
“Qui ci conoscono bene ormai, noi di EMERGENCY”. Consegniamo in queste strade da luglio. In questo quartiere, tra un civico e l’altro, si nascondono talvolta storie di vera disperazione.
Ci dicono che la signora che dobbiamo incontrare non è a casa: l’hanno ricoverata. Mentre aspetto la persona che verrà a ritirarlo al posto suo, propongo a Francesco di continuare il giro in macchina da solo.
“Come è andata?”, gli chiedo quando torna.
“Benissimo, Luca. Una signora si è raccomandata che ringraziassi tutti. Me lo ha chiesto avvicinando le mani quasi in segno di preghiera.”
L’educazione e la dignità con cui veniamo accolti ogni volta ci commuovono.
Ancora dopo mesi, ogni volta che compio questo tragitto mi viene la pelle d’oca.
Io e Francesco lo abbiamo capito: ecco cosa significa fare la nostra parte in un momento così difficile per tutti.
E credo sia proprio questo il modo più umano e coinvolgente di essere un volontario.
Luca, volontario di EMERGENCY, da Roma