I “danni collaterali” della guerra? Eccoli qui
“I danni collaterali della guerra? Eccoli qua” dice Bader, il nostro mediatore culturale.
“Danni collaterali sono solo parole che fanno parte della logica della guerra usate per descrivere bambini, donne, anziani privati di gambe, di braccia. Quello che però la logica della guerra non è riuscita a strappar via ad S. è il sorriso”. Bader ha appena finito di assistere questo bambino somalo di 8 anni che quattro anni fa è rimasto vittima di un’esplosione in cui non ha perso solo le sue gambe ma anche suo fratello.
S. è scappato dalla Somalia, paese dilaniato da una guerra che dura ormai da 25 anni. Con la madre ha raggiunto la Turchia. Insieme ad altri 32 connazionali, sono partiti alla volta della Sicilia a bordo di una barca a vela. Dopo sei giorni di navigazione sono arrivati a Portopalo, quindi sono stati trasferiti ad Augusta. 17 uomini, 13 donne e 4 bambini.
Tremavano tutti dal freddo: i loro vestiti erano zuppi d’acqua. Allo sbarco non c’era una sedia a rotelle disponibile e, per visitare questo bambino, Bader lo ha dovuto prendere in braccio e portare fino al nostro Polibus. Queste nuove 34 persone vanno ad aggiungersi alle circa 150 ancora presenti nell’area attrezzata del porto di Augusta dopo lo sbarco di cinque giorni fa. Sono persone vulnerabili. E hanno bisogno di essere accolte.
— Bader, mediatore di EMERGENCY