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Ebola in Uganda: le misure per proteggere il nostro ospedale

Lo scorso 20 settembre, le autorità ugandesi hanno annunciato la presenza di un focolaio di Ebola nel distretto di Mubende, a circa 40 chilometri dalla capitale Kampala.

Secondo i report del ministero della Sanità ugandese (MoH), i casi di Ebola accertati sono 54 e i decessi legati al virus sono 19 (dati al 10 ottobre 2022).

Non è la prima volta che il Paese si trova a fronteggiare casi connessi a un focolaio di ebolavirus: già nel 2019, l’Uganda aveva dovuto gestire un’ondata epidemica con epicentro a Kesese, distretto situato nella regione occidentale.

Le misure messe in atto dal nostro staff a Entebbe

Proteggere le strutture sanitarie dal virus è fondamentale per garantire la continuità delle attività e quindi delle cure. Per questo a Entebbe, presso il Centro di chirurgia pediatrica, il nostro staff sta applicando un protocollo specifico di contenimento del contagio, per assicurare la massima protezione e sicurezza non solo ai pazienti, al personale ospedaliero, ma anche ad accompagnatori, familiari, fornitori e tutte le persone che accedono alla struttura.

Il protocollo nasce dalla nostra esperienza di gestione delle epidemie, maturata in Sierra Leone tra il 2014 e il 2015, in occasione della grande epidemia di Ebola nel Paese.

Grazie ai protocolli applicati, i nostri ospedali sono stati protetti da contagi e non hanno mai dovuto interrompere le attività nemmeno per un giorno.

Tra le diverse misure, il nostro protocollo prevede un hub di controllo all’ingresso dell’ospedale, per i flussi di accesso alle diverse aree, la misurazione della temperatura corporea a ogni ingresso, stazioni di lavaggio per la sanificazione delle mani, la somministrazione di questionari individuali per monitorare eventuali contatti con casi provenienti dalle aree del Paese interessate dal focolaio, l’uso di dispositivi di protezione individuale.