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È mai esistita una guerra che avesse realmente un senso?

Soggetti non fotografabili. Il volto di due bambini, non immortalabili per rispetto –o meglio, per decenza. Ma anche per un senso di colpa, di impotenza, che cresce di fronte a una crudeltà così incomprensibile.

Hamidullah ha 4 anni. Stava giocando vicino a casa quando una raffica di proiettili gli è piovuta in testa. Ha perso il braccio e con ogni probabilità perderà anche l’occhio sinistro. Il suo volto è pieno di ferite. L’occhio destro osserva, quasi con serietà, l’infermiera che prova a farlo mangiare.

“Punto Interrogativo” ha circa 6 anni. Viaggiava in automobile insieme ai suoi genitori, un razzo diretto al posto di blocco poco più avanti ha colpito la loro auto. Sua madre e suo padre sono morti sul colpo.

“Punto interrogativo” ha riportato ustioni e ferite di entità minore su tutto il corpo. I dottori dicono che recupererà. Gli occhi osservano, pieni di paura e incomprensione, l’infermiera che prova a strappargli una parola e magari, chissà, il nome.

Lui chiede solo dove sono i suoi genitori.

Due volti, due storie, tra le tante che riempiono i letti del nostro ospedale per vittime di guerra a Lashkar-gah, in Afghanistan.

Due volti, due storie, tra tante che mostrano l’ingiustizia intrinseca di questa guerra senza senso.

Che poi, è mai esistita una guerra che avesse realmente un senso? Chiediamolo ad Hamidullah. Chiediamolo a Punto Interrogativo.

Io sono convinto di no. E credo che siamo in tanti a pensarla allo stesso modo.

—  Daniele, logista di EMERGENCY