“Dopo i rumori della guerra, il silenzio ora è qualcosa di speciale”
Incontriamo O., M. e O. al gazebo di EMERGENCY allestito di fronte all’ingresso della struttura Superstudio Refugee Village a Milano, dove il nostro staff lavora a supporto di un progetto di accoglienza per i profughi in arrivo dall’Ucraina. Lo stabile, nel quartiere Bovisa, accoglie al momento una trentina di ucraini – in maggioranza donne e bambini – che non avevano contatti che potessero ospitarli in città.
Hanno in mano, tutte, una cartellina con i documenti da compilare e presentare agli Uffici del territorio: sono necessari per regolarizzare la loro posizione amministrativa, ora che hanno deciso di fermarsi in Italia finché la situazione nel loro Paese non migliorerà.
Il nostro staff le aiuta nella gestione delle pratiche burocratiche, spesso complicate, aiutandole nel concreto a districarsi tra le richieste a cui devono prestare attenzione: la mediazione linguistica e l’orientamento socio-sanitario sono solo alcuni dei servizi che offriamo agli ospiti della struttura.
Per tutte e tre, è molto difficile riuscire a trovare le parole per spiegare quello che hanno lasciato fuggendo dalla guerra. Vengono da Irpin e Dnipropetrovs’k, hanno tentato di spostarsi nell’ovest dell’Ucraina ma continuavano a sentirsi in pericolo, così si sono messe in viaggio: “Appena scese dal pullman a Milano abbiamo sentito un elicottero volare sopra le nostre teste. Per istinto, ci siamo sdraiate a terra con la paura che fosse un attacco. I volontari che ci accompagnavano, guardando la scena, sono rimasti scioccati. Ma questo è lo stress che provoca una guerra”.
“Dopo lo scoppio della guerra siamo rimasti in Ucraina per un mese intero. Sentivamo le sirene e i bombardamenti ogni giorno. Abituarsi ai rumori della guerra per noi è stato davvero duro” racconta O. “Anche se quei boati non ci sono più, ancora adesso quando avvertiamo un suono simile continuiamo a sobbalzare. Il silenzio adesso è qualcosa di prezioso“.
“In Ucraina avevo una vita bellissima, tante possibilità”, racconta M. “Poi, all’improvviso, siamo fuggite per ritrovarci in un Paese di cui conosciamo poco. Sono grata a EMERGENCY: il vostro aiuto, qui, rende più semplice la nostra vita” racconta.
O. si era trasferita a Irpin da poco: “Lavoravo come cassiera in un negozio di caffè, mio figlio faceva boxe. Era questa la nostra vita, prima che scoppiasse la guerra. Abbiamo provato a spostarci a ovest, ma continuavamo a non sentirci sicuri. Così abbiamo ceduto: andare all’estero era l’unica soluzione. Mio marito e mia figlia più grande, invece, sono rimasti là”.
La convivenza nello stabile di Via Negrotto, allestito per il loro arrivo con tutti i servizi fondamentali per garantire un’accoglienza confortevole e dignitosa, all’inizio non è stata semplice: “Abbiamo tutti caratteri diversi però, man a mano, siamo diventati una grande famiglia. Certo, capita di scontrarsi qualche volta. La vita è così, un giorno sei arrabbiato, quello dopo fai la pace. Siamo persone forti: se non sei forte, non riesci a sopravvivere.”