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“Ci sono cose che non si possono riferire, sono indicibili”

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“Oggi Hassan, il nostro mediatore, ha accompagnato O. dal dentista.

Al ritorno nel nostro ambulatorio di Agrigento, in attesa che la dottoressa gli spieghi la terapia da prendere, accenna all’esperienza terribile vissuta per nove mesi in Libia. Racconta delle violenze subite e dei ricatti, che lo hanno costretto a fare lavori pesanti e pericolosi, che ha visto tanti compagni morire per gli stenti e le torture in carcere.

O. d’improvviso tace, si scusa ma non riesce proprio più a proseguire nel racconto di quelle violenze assurde: ‘Ci sono cose che non si possono riferire, sono indicibili’.

Maria, il nostro medico, gli dà le indicazioni terapeutiche, O. ringrazia. Esce dall’ambulatorio con un’espressione indecisa, che incontriamo spesso tra i nostri pazienti: una combinazione di gratitudine e incredulità. Lo stupisce che qualcuno lo abbia ascoltato e si stia occupando dei suoi problemi. Non era più abituato alla pace. Non era più abituato all’umanità”.

— Giulia, coordinatrice di EMERGENCY in Sicilia