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Benvenuti al Centro di riabilitazione di Sulaimaniya

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Iraq: un paese con oltre 10 milioni di mine antiuomo

L’Iraq è uno dei Paesi più contaminati al mondo da mine e residuati bellici, secondo il Landmine and Cluster Munition Monitor. A metà degli anni ’90 l’area al confine tra Iran e Iraq, abitata dai curdi iracheni, era disseminata da più di 10 milioni di mine, anche di fabbricazione italiana.

I progressi fatti per lo sminamento sono però rallentati negli ultimi anni e alla velocità attuale l’Iraq potrebbe essere libero dalle mine tra 300 anni. Negli ultimi 25 anni, nel solo Kurdistan ci sono stati circa 14.000 incidenti da mina, che hanno portato alla morte di 6.000 persone. Rifugiati e sfollati interni sono i più a rischio. Spesso costretti a fuggire dalle loro case per cercare rifugio in un campo profughi, si trovano a dover superare territori costellati di mine antiuomo.

Per offrire assistenza alle vittime delle mine, nel 1998 abbiamo aperto il Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale di Sulaimaniya. Da allora, presso il Centro abbiamo applicato oltre 9.000 protesi ed eseguito oltre 50.000 prestazioni fisioterapiche.

Benvenuti all’ingresso

Entrata del Centro di riabilitazione e reintegrazione social di Sulaimaniya in Iraq

Benvenuti nel Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale di Sulaimaniyadedicato a Teresa Sarti Strada, prima Presidente di EMERGENCY. Il Centro è stato aperto il 18 febbraio del 1998 ed è specializzato in fisioterapia, nella produzione di protesi per pazienti disabili e mutilati e nella formazione professionale degli ex-pazienti per favorire la loro reintegrazione sociale.

Il giardino del Centro

Ecco una prospettiva dell’ingresso principale del Centro: percorrendo il corridoio principale si accede aun tranquillo giardino interno. Il giardino è un elemento essenziale dei nostri ospedali, un luogo di aggregazione e di serenità destinato ai pazienti e alle loro famiglie durante il soggiorno. Poiché sappiamo quanto sia importante il supporto della famiglia per i nostri pazienti durante cambiamenti traumatici come questi, offriamo alloggio e pasti gratuiti anche ai familiari che li accompagnano durante tutto il periodo di riabilitazione.

L’arte di fabbricare le protesi

Considerato il numero di pazienti che trattiamo e il costo delle protesi sul mercato, acquistarle avrebbe un costo proibitivo. Per questo motivo, le protesi che applichiamo vengono prodotte dal nostro staff presso il Centro. Nelle foto qui spora potete vedere vari modelli e differenti tipologie di protesi – tutte disegnate e costruite all’interno della struttura.

Il primo passo nel processo di realizzazione di una protesi è la costruzione del calco in gesso. Dal calco, creiamo un modello che può poi essere modificato e adattarsi alla parte solida che sarà aggiunta alla fine.

Il processo di modellazione delle protesi

Lo staff del Centro ci spiega il secondo passo, la fabbricazione del rivestimento morbido. Una schiuma ricoprirà l’intero lato interno della protesi: fondamentale per bilanciare la pressione ed evitare scomodità, dolore e piaghe al paziente.

Per quanto è importante che l’interno della protesi sia soffice, è altrettanto necessario assicurare la rigidità e la resistenza della protesi. Questo avviene grazie all’impiego di una plastica molto sottile e resistente. Per modellarla, è necessario ammorbidirla scaldandola in un forno.

Shadam, il nostro tecnico ortopedico, nel laboratorio

Shadman, tecnico ortopedico del Centro, aggiusta una protesi per gli arti inferiori che appartiene a Mustan, una giovane ragazza. Nel laboratorio potete vedere gli attrezzi del mestiere e gli altri componenti di plastica modellata e di metallo impiegati per fissare le protesi.

Il Dottor Daham, radiologo di Mosul, vittima della guerra

Daham viene da Mosul e prima di diventare una vittima della guerra era un radiologo dell’ospedale pubblico della sua città. Oggi è un paziente del nostro Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale di Sulaimaniya, in Iraq. Daham è stato colpito da una bomba di ISIS, durante l’offensiva per la riconquista della città da parte delle truppe governative a inizio 2017. Ha perso la gamba destra e indossa una protesi che sta imparando a gestire all’interno del percorso di riabilitazione.

La formazione professionale: restituire dignità ai pazienti amputati

Il nostro programma di reintegrazione sociale ha come obiettivo quello di ridare dignità ai pazienti e aiutarli a superare le barriere create dalla disabilità, restituendo loro la possibilità di guadagnarsi da vivere, per se stessi e per la propria famiglia. Siamo orgogliosi di poter dire che oltre la metà del team del Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale di Sulaimaniya è costituito da ex pazienti o persone con disabilità.

Faris, il responsabile della struttura, ci parla dell’importanza della formazione professionale all’interno del programma.

L’accordo con il Centro di riabilitazione di Mosul

Alla conclusione del nostro intervento nell’Emergency Hospital di Erbil abbiamo iniziato a collaborare con il Centro di riabilitazione di Mosul. Durante i combattimenti la fabbrica che realizzava le protesi in città è stata colpita, compromettendo gravemente la produzione. I pazienti sono trasferiti al nostro Centro di riabilitazione di Sulaimaniya, dove possono ricevere le protesi e completare un percorso riabilitativo.

A distanza di qualche mese dalla fine dei combattimenti, il numero di persone che hanno necessità di una protesi è impressionante: sono oltre 4.800 gli amputati in attesa. E i numeri potrebbero essere ancora più alti: le stime parlano di almeno altre mille persone non ancora registrate.

Le persone hanno ancora bisogno di cure, di assistenza medica, di protesi e di rimarginare quelle ferite e quei segni indelebili che la guerra lascia sulle vittime. Noi ci saremo, finché ci sarà bisogno.