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Bahar, che ha vissuto l’orrore della guerra ancora prima di venire al mondo

Lui è Bahar, “primavera” in afgano, un nome che richiama immagini di rinascita e di vita. Proprio come la storia di questo bambino che ha vissuto l’orrore della guerra ancor prima di venire al mondo.

Sua madre, Engila, è rimasta ferita dall’esplosione di un razzo mentre era incinta. Era a casa quando ha sentito il rumore, d’istinto ha spinto via il marito per allontanarlo. L’uomo è rimasto illeso, ma non Engila che è stata ferita.

Dopo qualche giorno di ricovero al nostro ospedale di Kabul, l’abbiamo trasferita al Centro di maternità in Panshir, dove ha potuto essere seguita dalle nostre ginecologhe. Lì è nato il piccolo Bahar, con i capelli tutti arruffati e di un nero intensissimo.

Bahar ha dovuto trascorrere i primi 20 giorni di vita in terapia intensiva neonatale per problemi respiratori; appena le sue condizioni ce lo hanno permesso lo abbiamo portato da Engila, ancora convalescente nel reparto di chirurgia.

E lì, finalmente, Bahar ha potuto sentire il calore del corpo della mamma. Sarà per quello che sembra sorridere?