“Avevo solo 12 anni e pensavo che il mio braccio sarebbe ricresciuto”
“Il primo ricordo che ho è stato il risveglio, qualche giorno dopo l’esplosione, nel letto del Centro. Credevo fosse buio, non riuscivo a capire dove fossi né cosa fosse successo. Mia sorella Shirin era con me. Le ho chiesto uno specchio. Non riuscivo a riconoscermi. Avevo solo 12 anni e pensavo che il mio braccio sarebbe ricresciuto”.
Sono passati diciotto anni da quel giorno di ottobre in cui ha perso un braccio, un occhio e l’udito da un orecchio a causa di un’esplosione e Shino ci racconta che viene da Pris, un villaggio di 22 famiglie vicino ad Halabja, la città diventata simbolo della resistenza curda contro il repressivo regime iracheno.
“Ero a casa ad aiutare mia madre con le faccende domestiche. Sono andata in cortile per prendere un secchio e ho visto un oggetto che sembrava un caricabatterie, mi sono chinata per raccoglierlo ed è esploso”. Da lì è iniziata la corsa che ha condotto Shino fino al nostro Centro di Sulaimaniya.
Dopo mesi di ricovero l’abbiamo dimessa, ma il percorso verso la guarigione è stato lungo e complesso tra operazioni, applicazione di protesi e fisioterapia. “Una volta tornata a casa sono riuscita a finire la scuola, ma non ho trovato un lavoro. Quando ho saputo che EMERGENCY provvede anche alla reintegrazione sociale dei pazienti mutilati con corsi di formazione professionale, mi sono subito iscritta al corso di sartoria. Mi sono esercitata a lungo a utilizzare le forbici con la mano sinistra e ho già imparato a usare la macchina da cucire, ho realizzato una gonna e un pigiama. Seguirò il corso per 5 mesi, con altre 15 persone, poi EMERGENCY ci aiuterà ad avviare una nostra attività”.
Nessuna guerra causa solo ferite visibili: ci sono anche quelle invisibili, le più difficili da sanare. Shino a volte sente ancora le dita, le sembra di avere ancora il braccio, ha l’impulso di muoverlo ma poi realizza. Non può trovare un senso a quello che le è successo, può solo provare a riportare la paura e la sofferenza a una dimensione accettabile.
Mentre parliamo, la televisione trasmette le immagini del conflitto a Mosul. Shino non vuole guardarle. “Odio la guerra, odio le esplosioni. Quando le forbici mi cadono per terra, ho ancora un sussulto. La guerra mi ha privato di tante cose”.
— Rossella, dall’Iraq