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“Avevo perso il mio futuro, ma qui ho iniziato a rivederlo”

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A Daud il calcio piace molto: lo abbiamo capito fin da subito, quando lo abbiamo visto arrivare indossando una maglia del Napoli. “Mi piace giocare a calcio” ci dice, “tifo l’Iraq.”

Daud, 15 anni, è un giovane pastore. Viene da un villaggio di 300 case vicino a Mosul.  una vittima delle mine antiuomo, colpito da un’esplosione mentre portava al pascolo le sue pecore.

“Quel giorno ero solo e lontano da casa. Qualcuno ha visto l’esplosione e mi ha soccorso. Mi hanno portato in ospedale, amputato la gamba e mi hanno fornito le prime protesi.”

Daud è arrivato al nostro Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale a Sulaimaniya grazie al programma di trasferimento delle vittime della guerra da Mosul. Durante il periodo di degenza gli abbiamo applicato due protesi: una per il braccio destro e la seconda per la gamba sinistra.

L’anno scorso, di questi tempi, avevamo scattato con lui questa foto davanti all’albero di Natale addobbato vicino all’ingresso. Salutandoci con indosso la sua nuova protesi, ci aveva detto così: “Anche se la guerra è entrata nella nostra testa, sono fortunato perché avevo perso il mio futuro ma qui ho iniziato a rivederlo.

Mentre ci racconta la sua storia, un altro paziente si avvicina a Daud. Si chiama Abdullah, ha 82 anni e anche lui, come Daud, ha perso la gamba portando le proprie pecore al pascolo. Gli erano scappate e per riprenderle è finito in un campo minato.

Alcuni abitanti dei territori circostanti a Sulaimaniya provano a disinnescare da soli gli ordigni ritrovati sul terreno, ma anziché trovare salvezza, incontrano la morte.

Avvicinandosi a Daud, Abdullah gli confessa il suo stato d’animo quando aveva la sua età:

All’inizio, come te anche io ho sofferto tanto, ero depresso, ma con le protesi la mia vita è cambiata, perché riesci a sentirti di nuovo normale. Non posso dirti di stare attento, perché forse è troppo tardi. Posso solo augurarti buona vita, e ringraziare ognuna delle persone che lavorano qui. 

Un ragazzo e un uomo. Età diverse, stesso destino. Ma anche la stessa strada, e forse gli stessi occhi per vedere davanti a loro quel futuro che sembrava perso.

Duad e Abdullah chiaccherano

Il Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale di EMERGENCY a Sulaimaniya, in Iraq, è finanziato da “Aiuti umanitari e protezione civile dell’Unione europea”.