Accesso alle cure in Afghanistan: la voce degli afgani in 10 province
Il Report di EMERGENCY sull’accesso alle cure nel Paese
In Afghanistan l’accesso alle cure per la popolazione è un percorso fatto di ostacoli e numerose barriere: curarsi è troppo costoso; non ci sono ambulanze in caso di emergenza; le strutture sono inadeguate, sprovviste di personale specializzato, macchinari, elettricità e acqua, soprattutto nelle zone rurali.
È l’eredità di 40 anni di guerra e di politiche inefficaci, che hanno reso l’Afghanistan dipendente dagli aiuti internazionali e la sua popolazione estremamente vulnerabile. Solo nel 2023, si stima, saranno 28,3 milioni gli afgani bisognosi di aiuti umanitari: più del 70% della popolazione.
Con il report “Accesso alle cure in Afghanistan: la voce degli afgani in 10 province” abbiamo voluto scattare una fotografia della situazione sanitaria nel Paese, attraverso una ricerca effettuata nelle 10 province in cui operiamo e che ha coinvolto pazienti e accompagnatori delle nostre strutture e lo staff sanitario di EMERGENCY e degli ospedali pubblici afgani.
Dai risultati emerge che:
- 1 afgano su 2, tra i partecipanti alla ricerca, non può acquistare i medicinali necessari a curarsi;
- 1 su 5 ha perso un parente o un amico che non è riuscito ad accedere alle cure;
- 5 su 10 hanno dovuto risparmiare su cibo e abbigliamento per poter pagare delle prestazioni sanitarie;
- 9 su 10 si sono dovuti indebitare, chiedendo del denaro in prestito per accedere alle cure;
- le donne rappresentano una delle fasce più vulnerabili, in particolare nella gestione della gravidanza.
La nostra indagine vuole contribuire alla costruzione di una raccolta strutturata di dati e informazioni sui bisogni di salute in Afghanistan. Nei decenni passati, il conflitto rendeva quasi impossibile indagini di questo tipo, soprattutto nelle aree rurali, dove vive il 70% della popolazione.
Il rapporto si conclude con 12 raccomandazioni, tra cui in particolare:
- Assicurare fondi pluriennali da parte della comunità internazionale che abbiano l’obiettivo di costruire la capacità locale (capacity-building);
- Riformare e rafforzare il sistema sanitario afgano, dall’approvvigionamento dei farmaci a un adeguato sistema di riferimento e di ambulanze;
- Investire nella sanità come priorità, ponendo le basi per una sostenibilità economica e sociale e favorendo la partecipazione attiva di donne e bambine.
Tra le principali barriere all’accesso alle cure in Afghanistan costi e insicurezza
Oltre l’80% degli intervistati risiede in zone rurali, difficilmente collegate ai principali centri abitati, e solo il 2% ha utilizzato un’ambulanza. Gli afgani si sentono generalmente più sicuri e si muovono più facilmente, percorrendo maggiori distanze per accedere alle cure e affrontando maggiori costi di trasporto.
Dove si registrano ancora episodi di ostilità, l’insicurezza rimane in cima alle preoccupazioni e chi ha incontrato ostacoli nell’accesso alle cure nell’ultimo anno ha identificato la paura del conflitto come prima barriera e il costo come seconda.
Più della metà della popolazione considera “molto costose” le cure e oltre il 70% degli afgani coinvolti nello studio sono stati costretti a rimandare per questo le cure di cui aveva bisogno. Al posto di approfondimenti specialistici, spesso è preferito – sempre per le difficoltà di accesso – il trattamento dei sintomi con farmaci, senza una diagnosi appropriata, così prolungando e potenzialmente peggiorando la condizione di salute.
Se ti rechi in farmacia con una prescrizione, ad esempio per un comune antibiotico del costo di 100 afgani, il farmacista ti chiederà di pagare 300 afgani: 100 andranno al dottore e 200 alla farmacia.
Hanif, field officer di EMERGENCY a Kabul
Le donne afgane sono un gruppo particolarmente vulnerabile
Per le donne afgane, la possibilità di accedere a cure tempestive ed efficaci – già precaria – si assottiglia ancora di più.
Oltre ai problemi strutturali che colpiscono l’intera popolazione, a rendere la loro situazione ancora più problematica sono la mancanza di mezzi di trasporto sicuri ed efficienti, l’assenza di cliniche che offrano cure ostetriche per le future mamme nelle zone rurali e la diminuzione del potere d’acquisto.
Il rapporto di EMERGENCY evidenzia che la gestione delle condizioni di salute materna è particolarmente preoccupante e spesso porta a decessi prevenibili. Sono stati segnalati casi di donne decedute durante il travaglio mentre cercavano di raggiungere le strutture sanitarie e molte di loro non ricevono alcuna visita di supporto prenatale.
‘Perché non lo hai portato qui due giorni fa quando hai iniziato a stare male?' E loro rispondono: ‘È pericoloso e non avevamo mezzi di trasporto’. Dallo scorso anno la situazione per le mamme nelle province di Kapisa, Parwan e Panshir è peggiorata drasticamente.
Nadera, infermiera pediatrica di EMERGENCY nel Centro di maternità di Anabah
Strutture e operatori sanitari nel Paese
Il sistema sanitario soffre di carenze croniche: l’inadeguatezza delle infrastrutture – molte hanno almeno 40 anni e sono vecchie proprietà provvisoriamente adibite a strutture sanitarie – e la mancanza di strumenti diagnostici e di farmaci di qualità.
Spesso le strutture sanitarie più vicine sono inadeguate a soddisfare i bisogni della popolazione, che è costretta così a rivolgersi a strutture più grandi e distanti oppure a strutture private, aumentando i costi e ritardando le cure.
I problemi si sono recentemente aggravati poi con la “fuga dei cervelli” all’estero.
Abbiamo visto andarsene specialisti, medici, ingegneri del Paese. Questa è una grave perdita per l’Afghanistan. Nella migliore delle ipotesi torneremo a riavere personale così qualificato tra 20, 30 anni. Stiamo perdendo letteralmente una, se non due, generazioni.
Dottoressa Shakeeba, specializzanda in anestesia nel Centro chirurgico per vittime di guerra di EMERGENCY a Kabul
Con la fine delle ostilità è diventato più semplice per gli afgani muoversi in sicurezza: se da un lato ciò rende meno difficile l’accesso alle strutture, dall’altro ha fatto aumentare il numero di pazienti fino a sovraccaricare gli ospedali pubblici provinciali e di riferimento nazionale.
Tutte queste difficoltà rendono ancora più difficile il lavoro degli operatori sanitari, in un contesto in cui le risorse del sistema non sono né aggiornate né sufficienti.
La provincia di Logar ospita circa 700.000 persone. Possiamo contare solo su 2 chirurghi e 1 ortopedico. Ciò significa che un chirurgo effettua 10 operazioni al giorno e non ha riposo
Dr Sedeq, Direttore Ospedale Provinciale di Logar
Cosa è cambiato nel Paese dopo agosto 2021
A seguito del cambio di governo dell’agosto 2021 le riserve internazionali dell’Afghanistan sono state congelate, le nuove autorità interdette dalla comunità internazionale, le forze internazionali si sono ritirate e le delegazioni diplomatiche, in particolare quelle occidentali, sono state evacuate.
In un Paese che dipendeva da aiuti internazionali per il 75% della spesa pubblica, la condizione della popolazione è peggiorata a causa dell’aumento della povertà e della carenza di servizi essenziali.
L’Ufficio per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite ha stimato che 17,6 milioni di afgani avranno necessità sanitarie gravi o estreme.
L’attività di EMERGENCY in Afghanistan
EMERGENCY è presente in Afghanistan dal 1999.
Fino ad agosto 2021, la maggior parte dei ricoveri nelle nostre strutture erano dovuti a ferite di guerra.
Dopo la conclusione del conflitto, il trauma civile è diventato il principale bisogno dei pazienti delle nostre strutture.
Tuttavia, ancora oggi, continuiamo a ricevere pazienti con traumi violenti: ferite da arma da fuoco, arma da taglio, da esplosione. Dati che testimoniano come nonostante la conclusione formale del conflitto si possa ancora parlare di “vittime di guerra e violenza”. Nel 2022, più di 400 di queste sono stati bambini.