A noi infermieri, le cicatrici raccontano il loro viaggio
“Mi hanno picchiato in prigione, sono rimasto lì tre mesi”: ha una vecchia frattura per un’aggressione subita in Libia. “Ho tenuto i vestiti bagnati di gasolio, per due giorni”: ha delle ustioni da carburante e acqua di mare riportate durante la traversata del Mediterraneo.
A noi infermieri, le cicatrici raccontano il loro viaggio. Durante la visita si disegna una “cartina” anatomica che si compone di lesioni, traumi, denutrizione e cicatrici. Ma chi dovrà giudicare le posizioni amministrative o decidere di un uomo e del suo progetto di vita, conosce queste cicatrici?
A me sono restate nella memoria. Così come è rimasta la necessità di affermare il diritto alla cura e il dovere dell’accoglienza attraverso il mio lavoro e quello di tutti i miei colleghi di EMERGENCY. Sono sicuro che anche in voi, se veniste qui a vedere, si risveglierebbe il senso di appartenere a un’unica “umanità”.
– Crescenzo, infermiere di EMERGENCY a Napoli