A Casa EMERGENCY ospitiamo corsi di italiano per le donne ucraine a Milano: un primo passo per sentirsi più integrate
La lezione del corso di italiano a Casa EMERGENCY sta finendo, si corregge l’esercizio e c’è qualche inciampo sulla la differenza tra “nato a” e “residente a”: le donne che da qualche settimana lo frequentano, per esempio, sono nate in Ucraina ma oggi vivono a Milano, per lo più ospiti da amici che hanno aperto loro le porte di casa per permettere loro di lasciarsi alle spalle la guerra.
I corsi di italiano a Casa EMERGENCY
Imparare la lingua del Paese dove ci si trova è un primo passo per sentirsi a proprio agio e integrati: per questo la biblioteca della pace, nella sede EMERGENCY di via Santa Croce a Milano, ospita i corsi di italiano organizzati in collaborazione con l’associazione NoWalls e rivolti ai profughi ucraini arrivati a Milano in queste settimane.
Con il supporto dei libri di testo forniti da EMERGENCY i partecipanti hanno la possibilità di imparare l’italiano partendo dalle basi. Sono 2 i corsi attivati: uno al mattino e uno al pomeriggio, entrambi tre volte a settimana. Un appuntamento fisso, che aiuta i partecipanti a ritrovare una dimensioni di regolarità in un momento in cui molti, ci dicono, si sentono “come se il tempo fosse sospeso”.
Dall’Ucraina a Milano
Le partecipanti sono soprattutto donne, di età e professioni diverse. Molte di loro hanno dovuto lasciare la famiglia, rimasta in Ucraina: i figli ormai adulti, i genitori, fratelli e sorelle, nipoti…
Li unisce la condivisione di un’esperienza difficile da descrivere a parole. “In Ucraina non c’è un solo posto sicuro, oggi” ci raccontano.
Y. ha da poco compiuto 33 anni ed è stata tra i primi a lasciare l’Ucraina: ha attraversato il confine dalla Romania, poi verso l’Italia, dove aveva alcuni amici che potevano ospitarla. Una volta arrivata nel nostro Paese, ha capito che il suo inglese fluente non le sarebbe stato di molto aiuto per comunicare.
Per questo ha voluto iniziare questo corso: per poter comunicare con le persone, ma anche “per tenere impegnata la mente che è costantemente alla ricerca di notizie sull’andamento del conflitto”.
“Spero di poter presto tornare a casa”, ci dice. “Sono come sospesa, mi sento come se avessi perso 10 anni in queste poche settimane, mi guardo allo specchio e penso ‘Guarda quanto lo stress può cambiare una persona’”.
Lo stesso concetto è espresso da N., tra le prime ad aderire alla proposta del corso di italiano e a divulgarla tra le sue connazionali: “Anche prima le persone venivano in Italia, ma lo facevano per cercare una vita migliore. Ora invece l’unica motivazione che ci spinge è sopravvivere. In Ucraina lavoravo come avvocato, ora mi sento come se non stessi veramente vivendo, semplicemente ‘stando’, come sospesa, aspettando che qualcosa cambi”. È arrivata a Milano circa un mese fa con V., una cugina adolescente: insieme hanno lasciato Kiev la mattina del 24 febbraio.
Hanno impiegato cinque giorni per arrivare al confine – normalmente servono 8 ore circa – evitando tutte le strade che potessero essere un obiettivo dei combattimenti.
“Se ce l’avessero detto a gennaio, non ci avremmo mai creduto: è come un incubo. E a volte ci sembra comunque che non sia reale, è come se fosse una realtà alternativa”, aggiunge Y.
“Che voi ci diate la possibilità di realizzarci in qualche modo in questo Paese, di sentirci a nostro agio con le persone di qui, è molto importante”. E, in italiano, chiudono con qualcosa che hanno imparato quel pomeriggio stesso: “molto gentile. O gentilissimo”.