20 anni di cure in Afghanistan nella voce di Yousof, Hedayatullah e Mobin
Nel 1999 iniziavamo il nostro lavoro in una terra segnata dalla guerra e dalla violenza: l’ Afghanistan. Ad Anabah – nella valle del Panshir – , a Kabul, a Lashkar-gah e nei nostri Centri di primo soccorso, durante questi 20 anni di attività, siamo riusciti a curare quasi 6 milioni di persone.
Attraverso il punto di vista di tre voci storiche nel Paese – quelle di Yousof, Hedayatullah, e Mobin – che non hanno mai smesso di supportarci nel nostro lavoro, vi raccontiamo come, grazie anche a loro, possiamo continuare a offrire un’opportunità di pace in un Paese dove la guerra non accenna a terminare. Segui questo blog ogni settimana per leggere tutte le loro testimonianze.
Mobin
“Ho incontrato per la prima volta Gino Strada e i suoi colleghi nel 1998. EMERGENCY stava cercando di aprire il suo primo ospedale in Afghanistan…” – comincia a raccontare Mobin.
Eravamo decisi a cominciare le nostre attività nel Paese, per soccorrere e curare le vittime della guerra. Siamo partiti dal villaggio di Anabah, nella Valle del Panshir, duecento chilometri a nord di Kabul. Qui decenni di guerra avevano già segnato profondamente la geografia e la vita quotidiana delle persone.
Una volta individuata la struttura – gli edifici diroccati di una ex scuola militare – abbiamo deciso di costruire un Centro chirurgico e chiesto a Mobin di supportarci nel nostro lavoro: “Vorremmo averti con noi come infermiere del nostro staff.” – gli abbiamo proposto. E lui ha accettato.
Oggi è responsabile infermieristico della sala operatoria di Kabul ma da sempre lo consideriamo come uno dei “pionieri” del nostro progetto in Afghanistan: dopo Anabah, Mobin ha lavorato anche nel nostro ospedale di Kabul e nel 2004, quando abbiamo deciso di aprire il secondo Centro chirurgico per vittime di guerra a Lashkar-gah, Mobin ci ha supportato fin dai primi giorni di attività.
Per i civili, in Afghanistan, la paura e l’insicurezza sono sensazioni all’ordine del giorno. Anche quelle che sta provando Mobin pensando al futuro dei suoi bambini, ma che non riescono a fermare il suo coraggio e il suo impegno.
Sono trascorsi più di 20 anni, e nonostante i rischi quotidiani del suo lavoro, Mobin è sempre con noi.
Hedayatullah
Se contassimo le persone che per prime hanno cominciato a lavorare insieme a noi nel nostro Centro chirurgico per vittime di guerra di Kabul, sicuramente il nome di Hedayatullah occuperebbe uno dei primi posti.
Hedayatullah fa parte del nostro staff “da sempre”, anzi forse da “prima di sempre”.
“Diciannove anni fa EMERGENCY stava cercando personale per l’apertura del suo ospedale a Kabul. La notizia aveva suscitato interesse, curiosità… Per tutti noi non era qualcosa di comune.”
Questo è il suo primo ricordo con noi. E il nostro con lui? Ha la forma di due colloqui e una prova scritta: quelli affrontati da Hedayatullah per poter essere assunto e diventare parte del nostro staff.
“Dopo una prima esperienza nel reparto di terapia intensiva come infermiere, ho chiesto di essere trasferito in ambulatorio per essere più flessibile con i turni e avere più tempo a disposizione per continuare i miei studi. Avevo sempre sognato di specializzarmi in farmacia.”
Al termine dei suoi studi, Hedayatullah è diventato ufficialmente il responsabile della farmacia dell’ospedale. Proprio in quei giorni, ci aveva parlato di un’offerta di lavoro che aveva ricevuto. Noi abbiamo cercato di convincerlo a rimanere nel team e a continuare il suo cammino con noi. Ancora oggi, possiamo contare sulla sua grande professionalità.
Il suo impegno e la sua costanza sono qualcosa a cui non vorremmo rinunciare mai.
Yousof
“È stato Hazim, chirurgo e collega, a parlarmi di EMERGENCY e propormi di cominciare a lavorare nel Centro chirurgico per vittime di guerra, qui a Kabul.”
Nel nostro ospedale, Yousof ha iniziato come infermiere di reparto, poi il suo entusiasmo e la sua determinazione lo hanno portato in terapia intensiva, e dopo in sala operatoria.
Oggi è supervisore dell’Unità di terapia intensiva dell’ospedale ma non solo: Yousof è appassionato di sport da quando è un ragazzo e unisce la passione quotidiana per il suo lavoro alla disciplina del taekwondo. Nonostante la guerra in Afghanistan spesso non permetta di poter vivere la propria vita quotidiana con normalità, Yousof non rinuncia ad allenare i suoi piccoli allievi nel corso di taekwondo che organizza regolarmente.
“Le condizioni di vita in Afghanistan stanno peggiorando giorno dopo giorno… sono sempre più preoccupato per la sicurezza della mia famiglia, ma anche dei bambini che alleno. Un giorno, mentre stavano frequentando il corso, abbiamo sentito un’esplosione fortissima proprio vicino alla palestra. La paura è stata tanta, ma per fortuna non è successo niente.”
La sua crescita professionale all’interno del nostro ospedale riempie Yousof di orgoglio e infonde in lui tutta la determinazione che serve per indossare il camice e dedicarsi, ogni giorno, alla cura delle vittime che la guerra provoca nel suo stesso Paese.
Yousof, anche noi siamo davvero orgogliosi di te!
Il Centro chirurgico per vittime di guerra di Kabul è finanziato da Afghanistan Humanitarian Fund.