MIGRANTI, EMERGENCY: PATTO UE RIDUCE I DIRITTI E AUMENTA LE SOFFERENZE DELLE PERSONE
Con l’accordo sui cinque regolamenti chiave del nuovo Patto per la migrazione e l’asilo, l’Ue torna indietro sui diritti delle persone migranti.
Nessun cambiamento sostanziale del sistema di Dublino: la responsabilità di valutare le domande di asilo e accogliere le persone in movimento rimarrà al Paese di primo ingresso, ma l’accordo prevede un meccanismo di solidarietà che scatterà in caso di arrivi eccezionali.
In pratica gli Stati membri potranno scegliere se ricorrere, in egual misura, a ricollocamenti dei richiedenti o al sostegno economico in favore di altri Stati membri o addirittura di Paesi terzi (sia di transito che di provenienza), supportando anche la costruzione di muri o centri di detenzione in Europa e la gestione e il controllo dei confini nei Paesi terzi. È questa l’Europa disegnata dall’intesa sul nuovo Patto per la migrazione e l’asilo.
Con le procedure accelerate alle frontiere, infatti, si ridurrebbero gli standard di protezione per chi arriva ai confini dell’Unione, i richiedenti asilo verrebbero detenuti in strutture chiuse alle frontiere per il tempo necessario a rispondere alla richiesta di protezione e avrebbero un’assistenza legale e diritto d’appello ridotti. Ancor più grave, consentendo l’espulsione anche verso Paesi di transito di coloro che non ottengono l’asilo, il patto arriva vicino a negare il principio del non respingimento.
Anziché creare vie legali e sicure di ingresso, ampliare le possibilità di arrivo regolare in Europa, finanziare una missione Sar europea e investire in modo adeguato su un’accoglienza dignitosa e inclusiva, questo sistema ridurrà ulteriormente il numero di persone con protezione internazionale in Europa e prevede di continuare ad appaltare la gestione dei flussi migratori a Paesi terzi.
In pratica l’Ue chiude più di un occhio sui diritti e sulle morti nel Mediterraneo ed è disposta a finanziare anche regimi non democratici pur di frenare l’ingresso dei migranti sul proprio territorio. E tutto questo spacciando l’intesa come una vittoria contro i trafficanti mentre con queste politiche di chiusura gli affari dei trafficanti e i pericoli per i migranti aumentano come dimostrano i dati OIM su morti e dispersi nel Mediterraneo centrale: oltre 22mila dal 2014.