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“Non c’è differenza tra le navi delle Ong o le altre navi”

Quando si tratta di salvare persone che rischiano la vita “non c’è differenza tra le navi delle Ong o le altre navi”, ci ricorda la portavoce della Commissione Europea Anitta Hipper.

Prestare soccorso ad imbarcazioni in difficoltà è “un obbligo chiaro e inequivocabile, a prescindere dalle circostanze che hanno portato queste persone ad una situazione di emergenza”.

Le Ong sono presenti nel Mar Mediterraneo perché attualmente non esiste una missione europea di ricerca e soccorso. Questa mancanza miete vittime ogni giorno: dal 2014 ad oggi è affogata in media 1 persona ogni 4 ore.

In questo contesto l’intervento in mare delle Ong è più che mai necessario: non sono “taxi del mare” – come sono state superficialmente definite – e non traggono nessun profitto economico dalle attività di soccorso. Sono piuttosto “ambulanze del mare”, principalmente finanziate da donazioni private.

Le Ong comunicano solo con le autorità che presidiano l’area di salvataggio e non con gli scafisti: ad oggi nessun procedimento legale a carico delle Ong ha portato di fatto a condanne e, come rivela un approfondito rapporto del Senato della Repubblica, le Ong non hanno alcun coinvolgimento, diretto o indiretto, con le attività dei trafficanti o degli smugglers.